"Caro don Alessandro, il virus non uccide il tuo ricordo"

“Caro don Alessandro, il virus non uccide il tuo ricordo”

Don Alessandro Manzone, sacerdote ucciso dal Covid, era un uomo di Dio molto amato. Il ricordo di chi lo ha conosciuto.
IL LUTTO E LA MEMORIA
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PALERMO- Nell’autunno del Covid, troppe sono le foglie che si staccano dall’albero del loro cuore, ma ognuna lo fa a modo suo: ed è bene non scordarlo. È bene ricordare che l’unicità di ogni foglia non può essere compresa dai numeri dei bollettini e che tutti i respiri, anche gli ultimi, non sono replicabili.
Don Alessandro Manzone, parroco della chiesa ‘Mater Misericordiae, in via Liguria, a Palermo, è morto di Covid a settant’anni. Raccontano che se ne sia andato, nell’ora della prova, senza staccarsi dalla sua mitezza e dalla sua voglia di amare e benedire la vita. “Arrivederci in Paradiso Padre Alessandro. Oggi è tornato al Padre il caro Padre Alessandro Manzone presbitero della Chiesa di Palermo, parroco della Parrocchia Mater Misericordiae. Il Signore lo abbia in gloria e consoli la sua famiglia e le comunità parrocchiali che ha servito. Padre Alessandro prega per la tua diocesi, per le vocazioni e per tutti noi tuoi confratelli. Custodiremo il tuo sorriso, la tua amabilità e umanità, il grande senso di fraternità verso tutti i sacerdoti e il tuo senso di chiesa”.  Così lo ha salutato don Giuseppe Calderone, direttore della pastorale giovanile.

“Un uomo che non si tirava mai indietro”

“Don Alessandro era sempre pronto a offrirsi con generosità, non si tirava mai indietro, nemmeno per gli impegni più gravosi – dice Luigi Perollo, il giornalista che cura la comunicazione per la diocesi -, una persona disponibile che non aveva paura delle sfide”. E si ricorda, insieme, quando il cardinale De Giorgi cercava un sacerdote per Ustica, sede un po’ distaccata per chi vive a Palermo. Nell’irresolutezza generale – si narra – padre Manzone pronunciò il suo sì. Poi, dopo un decennio, da tre anni era tornato in città. Anche i sacerdoti, come tutti, stanno pagando un prezzo crudele alla pandemia. In città, nei giorni scorsi, a causa del coronavirus è morto per un infarto padre Girolamo Casella, 55 anni, sacerdote dei Servi dei poveri del Beato Giacomo Cusimano. Venerdì scorso invece la morte del confratello padre Gerardo Garofalo, 77 anni.

“Il più Manzone dei Manzone”

Ieri, durante le esequie celebrate da monsignor Lorefice, don Corrado, l’arcivescovo di Palermo, qualcuno ha letto questa testimonianza: “’Il più Manzone dei Manzone’, così ti definivo. Testardo, caparbio, pieno di energia e inarrestabile, tenevi banco a più non posso, ti davi da fare in ogni attimo della tua vita sempre super impegnata, sempre in movimento, facevi una cosa e ne programmavi altre dieci contemporaneamente. Spesso in giro, in viaggio, in pellegrinaggio o semplicemente per strada, a casa della gente, della tua gente, di tutte quelle famiglie che con semplicità e spontaneità facevi “tua famiglia” e dove ormai eri di casa, entrando non solo nelle abitazioni ma anche nelle loro vite e nel cuore: ecco, tu zio eri proprio un “Parrino nato”.
Eri genuino zio. Sincero e buono come il pane. Eri una roccia. Il tuo biglietto per il Cielo è stato preso “last-minute”. Purtroppo… A dartelo è stato un assassino terribile, invisibile, ingestibile, pericoloso e terrorizzante. Ma se è vero che l’immortalità è data dal ricordo dei vivi e dall’amore che questi continuano a provare, il ricordo gentile di te non c’è virus che può ucciderlo. Ciao zietto, un’abbracciatona di quelle stritolanti che davi sempre tu. Da parte mia, di tutti i tuoi nipoti. E anche dei pronipotini”.
Tante sono le foglie che cadono. Ognuna con il suo rumore. Indimenticabile.

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