"Mi sono aggrappato alla luce, mentre pensavo di morire"

“Mi sono aggrappato alla luce, mentre pensavo di morire”

Totò Cuffaro racconta come è sopravvissuto al Covid.
IL RACCONTO DI CUFFARO
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2 min di lettura

“Una domenica ho scoperto di essere positivo. Ero già in campagna, per precauzione, per proteggere la mia famiglia. Avevo febbre e tosse. Pensavo di affrontare il Covid con serenità, perché sono una persona sana. Resistevo. Ho cominciato una terapia con eparina e cortisone. Ma peggioravo. Abbiamo chiamato il 118 e lì ha avuto inizio il calvario. Al pronto soccorso del ‘Cervello’ mi hanno fatto la Tac e non era buona, i miei polmoni erano in uno stato pietoso. Sono stato portato alla terapia semi-intensiva dell’ospedale Civico e poi in rianimazione all’Ismett”.

“Il casco per quindici giorni”

“Da lì in poi non ho capito più niente. Ho tenuto il casco con l’ossigeno per quindici giorni e questo mi ha salvato. Avevo gli aghi infilati dappertutto. Il casco è terribile, soffocante, oppressivo. Vai con la testa nel pallone. In cinque giorni mi sono perso, davvero, non capivo più niente. Nei momenti di poca lucidità pregavo. C’erano memorie, ricordi, angosce, ombre, luci, tutte cose difficili da raccontare e da ricordare… La speranza che appare e riappare io l’ho sentita. Ho visto i miei genitori che tenevano gli angeli per mano, come per fermarli, come per dirgli: non è il momento. Non hai idea di quello che succede intorno. Ho immaginato il sorriso degli angeli in carne e ossa, i medici e gli infermieri, l’ho letto nei loro occhi. Poi, la risalita”.

“Ero nel tunnel”

“Ero come in un tunnel e c’erano i miei amici che mi spingevano, che mi impedivano di cadere. In particolare, ce n’era uno, morto anche lui in ospedale, che mi reggeva perché non scivolassi nel tunnel. E c’era un filo d’amore da aggrappare, legato a una luce. Questo io ho percepito in quei giorni tra immersione e pochi sprazzi lucidi. E adesso dico: ragazzi, stiamo attenti al Covid perché è sul serio il mostro”.

“Poi la svolta”

“Alla fine mi sono aggrappato a quel filo e sono tornato su. Intorno il rumore delle macchine e c’era quel filo che mi proteggeva contro il mostro, contro l’orco, contro la bestia, scegli tu il nome che vuoi per il Covid. Era la svolta. Il carcere, in confronto, è stato un viaggio di speranza. Ho pensato di morire. Ti ho appena raccontato l’esperienza più brutta della mia intera vita”. Così narra Totò Cuffaro, sopravvissuto al Covid.


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