Battiato assessore, quando l'arte prestò il Maestro alla politica

Battiato assessore, quando l’arte prestò il cantautore alla politica

Nel 2012 chiamata di Crocetta, dopo pochi mesi la polemica sulle '"troie" in Parlamento e l'addio a un mondo che non gli apparteneva
LA MORTE DEL MAESTRO
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PALERMO – “Non faccio politica e non voglio avere a che fare con i politici. Ho bisogno di uno spazio dove non ci siano ostacoli e ci sia la possibilità di potere organizzare eventi speciali che mettano in contatto la Sicilia con il resto del mondo e questo si può fare, anche con pochi soldi”. Correva l’anno del 2012 e in Sicilia l’era di Rosario Crocetta a Palazzo d’Orleans iniziava con un colpo ad effetto: Franco Battiato assessore alla cultura. Quello, chiarì subito, era solo un ‘prestito’ alla politica siciliana. “Non voglio lo stipendio”, esordì il cantautore in una conferenza stampa con accanto il neo governatore della Sicilia. Il motivo? Presto detto: “Voglio essere libero di potere lasciare da un momento all’altro”.

E così fu, dopo appena quattro mesi di delega alla Cultura. Battiato fu costretto a lasciare dopo essere finito nell’occhio del ciclone per la famosa frase pronunciata a Bruxelles sulle “troie” nel Parlamento italiano “che farebbero qualunque cosa”. Lui tentò diverse volte di spiegare come quelle parole non fossero un attacco alle donne ma a un certo modo di intendere la politica”. Tutto inutile, Crocetta fu costretto a revocargli l’incarico e il cantautore chiuse definitivamente con un mondo, quello della politica, che non gli apparteneva. Dopo Battiato Crocetta chiamò la sua segretaria, Michela Stancheris, a ricoprire la sedia lasciata vuota dal cantautore.

Genio e sregolatezza, Battiato, cozzò anche contro i canoni e le liturgie di cui la politica siciliana è densa: come quando si presentò a Sala d’Ercole, sede del Parlamento più antico d’Europa, senza la cravatta d’ordinanza prevista dal regolamento. Fu ripreso, seppur bonariamente, dall’allora presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, ma Battiato non digerì quel rimprovero: “Non conoscevo questa norma ridicola, ma se quel signore fosse stato più educato me lo avrebbe detto in privato. Io sono qui per la mia terra, sono qui per dare e non per depredare”.

Mesi difficili quelli di Battiato all’assessorato al Turismo, accompagnati anche da una dura presa di coscienza della realtà amministrativa. “Qui non c’è più un euro, hanno rubato tutto”, esclamò in una drammatica conferenza stampa quasi sul finire della sua esperienza di governo, nel febbraio del 2013, scagliandosi contro gli sprechi nel settore che gli era stato affidato. “Io ho fatto una mia mostra a Los Angeles ed è costata duemila euro…”, mise a verbale l’assessore-cantautore prestato alla politica, che di lì a poco avrebbe deposto le armi e il sogno di cambiare la Sicilia.


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