CATANIA – Una serie di iniziative per riformare le norme a tutela delle donne vittime di violenza. Le ha presentate l’Avv. Massimo Ferrante, rappresentante dell’Associazione Difesa e Giustizia, all’ottava commissione consiliare Servizi sociali presieduta dal consigliere comunale Sebastiano Anastasi, alla luce del brutale omicidio di Vanessa e delle recenti notizie di cronaca. “L’avvocato ci ha chiesto un’audizione – evidenzia Anastasi – ed è indubbio che il tema è cocente e i recenti fatti hanno scatenato alcune riflessioni”.
L’omicidio di Vanessa
“L’omicidio della giovane ragazza di 26 anni mi ha scosso molto – dice il legale. Vediamo questi casi quotidianamente ma, quello di Vanessa, è stato un omicidio di una brutalità inaudita, anche per i provvedimenti giudiziari che erano in corso nei confronti di Sciuto, della misura cautelare e dei precedenti arresti domiciliari. C’è evidentemente un duplice problema: o i protocolli non funzionano o qualcuno non comprende gli indici di gravità della situazione. I tribunali e le forze dell’ordine sono più preparati e attenti, c’è un protocollo elborato dalla procuratrice Scavo”, ma occorre fare di più, per Ferrante.
Eliminare i tempi morti
Modifiche importanti da fare allo scopo di eliminare o accorciare i tempi morti “che sono tantissimi – sostiene l’avvocato. E per una persona sottoposta a minacce, vessazioni, messaggi, la misura del tempo si misura in angoscia e terrore. Per questo, le modifiche che vanno fatte sono volte a eliminare i tempi morti che purtoppo ci sono. Mi auguro che la commissione possa far arrivare a Roma un messaggio forte per chiedere modifiche importanti per eliminare gli spazi vuoti all’intern dei quali si inseriscono le tragedie. E basta parlare di questo solo di fronte a una tragedia”.
Le linee guida
“Linee di indirizzo che mi auguro che la Commissione faccia propri per provare a effettuare modifiche legislativi importanti”. È quanto propone Ferrante per cui “Vanessa è stata “giustiziata”. Il legale ha quindi illustrato le linee guida che ha elaborato. Dal momento della denuncia. Dell’iscrizione della notizia di reato. “Qui c’è il primo tempo morto: se la denunciate non fa la denuncia con un avvocato, la donna non conosce né il numero della notizia di reato né chi è il pubblico ministero”. La proposta è che la notizia di reato venga comunicata immediatamente al legale o, in caso di assenza, al consiglio dell’ordine già il giorno successivo all’iscrizione del reato. Qui, la vittima può ottenere le informazioni oltre che un elenco di legali specializzati in questa tipologia di reati.
Il ruolo del legale
La misura cautelare. “Serve a impedire al soggetto di scappare o commettere gli stessi reati – spiega Ferrante. Ma, perché venga emessa una misura cautelare da parte del Pm che poi la trasmette al gip, il pubblico ministero deve avviare delle indagini. Poi, scrive la richiesta di misura cautelare, sceglie la più adeguata e trasmette al gip che decide. Ma questo implica tempo, anche mesi”. Da qui la richiesta di dare maggior ruolo agli avvocati che “in una situazione del genere ha un ruolo fondamentale – dice. Ma i suoi poteri in fase di indagine sono quasi pari a zero”. Ferrante chiede maggiori poteri ai difensori nelle indagini. “Il legale deposita la denuncia, con atto separato raggruppa gli indizi raccolti, fa la richiesta di una misura cautelare che passa dal pm per un parere obbligatorio ma non vincolante” – continua. “Così si risparmia tanto tempo” – aggiunge.
Gli indizi di colpevolezza
“Su alcuni reati non si può più discutere di garantismo” – afferma ancora Ferrante che chiede di porre, anche di fronte a questa tipologia di reato, le presunzioni della sussistenza delle esigenze cautelari così come avviene per altri reati. “Le esigenze cautelari non servono più, bastano i gravi indizi di colpevolezza”.
La riabilitazione
Un percorso riabilitativo per i persecutori o violenti. Come accade in materia di stupefacenti. Ferrante insiste su questo punto. “Applichiamo la normativa per uno spinello e non per le tipologie di reati di genere – sottolinea Ferrante. Misure immediate tra cui il ritiro della patente e affrontare percorsi riabilitativi”.