PALERMO – “Musumeci ne ha fatto incomprensibilmente una questione personale, sebbene abbia ragione nel pesare la posizione di meno votato datagli dall’Aula nella scelta dei grandi elettori per il Quirinale, come un colpo al prestigio dell’istituzione che incarna. Però dovrebbe cogliere il messaggio politico di uno scollamento ormai cronico dai partiti e da alcune persone della sua maggioranza, invece di risentirsi e azzerare”. Una suola sul predellino dell’aereo che lo porta in Trentino a incontrare gli altri presidenti dei consessi regionali, Gianfranco Micciché, presidente dell’Ars, dice in mattinata, dopo la sfuriata in diretta social del presidente della Regione e poco prima che si riunisca la giunta: “Mi sarei aspettato una chiamata, non è arrivata. Non voglio pensare che ritenga di risolvere, nella consueta maniera unilaterale, portare di peso le sue decisioni in giunta anziché discutere”. Minuti prima, Miccichè aveva sgombrato il campo sull’agenzia Italpress da ipotesi di un un ruolo da regista che le malelingue gli avevano subito affibbiato: “Ho cercato di evitare l’esito di quel voto, non sono riuscito a disinnescare ciò che ho capito si stava muovendo in Aula”.
A botta calda, cosa pensa del brutto tiro in Aula a Musumeci? Maggioranza sgretolata o che?
“A caldo non c’è da dire nulla, se non che ciò che è successo non va letto come una sfiducia da parte della sua maggioranza, non c’entra nulla. Nel fare i miei calcoli mentali, avevo considerato il collega dei 5 Stelle Nuccio Di Paola comunque fermo ai suoi normali 25 voti. Sette voti in più non possono essere definiti prova di un complotto della maggioranza”.
Dunque, ridimensioniamo a espressioni di gusto personale da parte di qualche deputato nella certezza che comunque il presidente della Regione sarebbe stato designato?
“Il disagio nei riguardi di Musumeci, lo provano alcuni deputati, sì, a prescindere dal concetto di maggioranza. Non è esistita una riunione di maggioranza o di partito che abbia condotto a questo risultato, per quanto fosse prevedibile che ci fossero 5-6 deputati di traverso. Francamente non sono arrivato a pensare che alcuni raddoppiassero il proprio voto dandolo a Di Paola”.
Concentriamoci sul disagio.
“Da due anni e più, lamentiamo rapporti molto difficili, soprattutto in alcuni assessorati. Ci sono partiti e persone che non si sentono minimamente presi in considerazione dal presidente della Regione. Ma basta, non stiamo parlando di fidanzatini che si fanno i dispetti, la questione riguarda l’impianto stesso della democrazia, che è fatta da Parlamento e partiti: se rifiuti il confronto con l’uno e con gli altri, io dico che sbagli”.
Uno scollamento con la base politica del suo governo: quanto grave?
“Dico che avrebbe dovuto prendere l’episodio come un’informazione, un messaggio di carattere politico sul quale impostare dialogo, invece…”.
Invece si è offeso, attaccando frontalmente deputati e deputate presumibilmente rei di viltà.
“Quando ha iniziato la diretta, io ho iniziato ad ascoltarlo con fiducia. Ma se azzera la giunta così, ci risiamo: decide tutto lui, è questo il fatto incredibile. Non è possibile che certe cose non di discutano. Quando l’onorevole Ternullo mi ha anticipato l’intenzione di intervenire, non ho trovato ragione né avrei potuto impedirglielo: nessuna viltà, soltanto ragioni da rispettare, espresse con franchezza”.
Ma Musumeci ha ragione quando parla di offesa al prestigio dell’ufficio che incarna?
“Sì, qui sono d’accordo con lui, in termini oggettivi. Ho sentito la cosa come danno alle istituzioni. Però è inutile risentirsi, vanno subito trovate le soluzioni, senza caccia a colpevoli che non ci sono. La colpa è esclusivamente di chi è arrivato ad avere questo rapporto con il resto della politica. Quando ha detto: ‘Azzero la giunta e parlo con i partiti’, mi sono sentito sollevato. Lo farà? O porterà in giunta le sue decisioni indiscusse e indiscutibili? Vediamo dove stanno i problemi, piuttosto”.
Bisturi, prego. Dove stanno i problemi?
“All’80% stanno nell’assessorato alla Sanità, inutile nasconderlo”.
Sulla gestione della pandemia o su che altro?
“Sul funzionamento complessivo. Oggi abbiamo i medici di base che fanno causa alla Regione, la gente non viene nemmeno ricevuta”.
Immagina una rottura a dieci mesi delle elezioni?
“Musumeci deve decidere: se è convinto come dice che i siciliani sono tutti con lui, prenda strade autonome. Se no, occorre ricucire e anche impostare ex novo il confronto”.