PALERMO – “In una nota inviata all’Unesco, la Soprintendenza di Agrigento, fa finalmente chiarezza sulla malaugurata ipotesi di costruire un rigassificatore a Porto Empedocle. Innanzitutto dichiara che la precedente autorizzazione del 2006 risulta scaduta e che non vi è in giacenza una nuova richiesta di pareri”. Lo scrive in una nota l’associazione Mareamico. “L’ufficio, nel dettaglio, sottolinea poi come: ‘non è possibile concedere alcuna autorizzazione paesaggistica’. Questo perché: nelle vicinanze dell’area individuata per la costruzione del rigassificatore sussistono beni paesaggistici e culturali di elevata importanza; altro deterrente riguarda le scelte già avviate nel solco della valorizzazione turistica della zona che, di certo, mal si sposano con il rigassificatore. La zona sarebbe altresì sottoposta alla normativa Seveso, e questo avrebbe un riverbero negativo inevitabile sulla vocazione turistica di Porto Empedocle e di Agrigento. Verrebbe infatti interdetto lo specchio acqueo alla navigazione per permettere alle navi gasiere di approvvigionare il rigassificatore. Intorno questa vicenda sono nate tante fake news: una riguarda ‘fantomatici posti di lavoro’, l’altra millanta: ‘anacronistiche prospettive industriali'”.
“Occorre fare chiarezza partendo dai punti fermi. Le uniche certezze – spiega Mareamico – sono rappresentate dal fatto che il progetto in questione prevede un impianto di rigassificazione da costruire a terra, a circuito aperto. Significa che l’impianto restituirebbe in mare grossi quantitativi di acqua più fredda e clorata. Per tradurre le parole in numeri: 600 mila metri cubi al giorno di acque trattate con cloro che rilascerebbero in mare sostanze tossiche e mutagene. Tutto questo avrebbe conseguenze inevitabili: l’impoverimento del mare ed anche la formazione di fastidiose schiume che sconsiglierebbero la balneazione”.
C’è però anche un fronte del sì ai rigassificatori, che oggi parla attraverso le parole del deputato regionale della Lega Giovanni Cafeo: “Se non moriremo per il caro energia, certamente sarà per mano dell’inefficienza della Regione siciliana che tarda a rilasciare le autorizzazioni per i rigassificatori”, afferma Cafeo, che pressa l’amministrazione dell’isola “per evitare perdite di tempo ed accelerare il processo di autonomia energetica”.
“Uno degli esempi lampanti – afferma – è il progetto per costruzione del rigassificatore nel porto di Gela che sarà finanziato dall’Eni. L’impianto, che prevede un investimento di circa 700 milioni di euro riceverà il gas estratto da Argo e Cassiopea, due giacimenti naturali che si trovano nel Canale di Sicilia. Mancano le autorizzazioni da parte degli enti che fanno capo alla Regione per la costruzione delle condotte nella rada di Gela, quelle che, sostanzialmente, trasferiscono il gas dai giacimenti all’impianto”. “E’ inconcepibile – continua – che nonostante l’emergenza energetica, con il gas che costa un occhio della testa, e le pressioni del Presidente del Consiglio, ancora si discuta in Sicilia di autorizzazioni o pareri che deve rilasciare l’amministrazione regionale”. “Non dimentichiamo l’altro rigassificatore – prosegue Cafeo – quello che l’Enel intende realizzare a Porto Empedocle, il cui progetto è stato sbloccato dal Tar dopo 18 anni. Entro 24/36 mesi potrebbe essere esecutivo ma la Regione non deve perdere dell’altro tempo prezioso”.