Agrigento. Dice di vedere i fantasmi, di essere un sensitivo e di aver incontrato una volta anche l’uomo nero. È stato interrogato tutta la notte Salvatore Gioacchino Sedita, 34 anni, fermato ieri sera dai carabinieri con l’accusa di aver massacrato con una mannaia il padre Giuseppe, 66 anni, e la madre Rosa Sardo, 61 anni, in un appartamento in via Rosario Livatino, a Racalmuto. Frasi sconnesse, senza una logica, quelle ripetute più volte davanti il sostituto procuratore Gloria Andreoli che, insieme al procuratore Salvatore Vella, ha firmato il provvedimento di fermo. L’accusa è duplice omicidio. Nelle prossime ore il gip si pronuncerà sulla convalida.
Una storia complicata quella di Salvatore Sedita. Un recente passato caratterizzato da maltrattamenti in famiglia e uso di crack e un imminente futuro che si prospetta ancora più oscuro. L’indagato, difeso dall’avvocato Ninni Giardina, ha delineato il rapporto con i genitori che in realtà disconosce. Li chiama sempre per nome: “Signor Giuseppe e signora Rosa”. Emblematico in tal senso quanto dichiarato ad inizio interrogatorio: “Io in questo momento indosso la maschera di Sedita Salvatore Gioacchino. In realtà sono Emanuele De Vita”.
La Procura di Agrigento ha disposto nei suoi confronti un accertamento di natura psichiatrica e per tale motivo è stato ricoverato all’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento. A domanda specifica su chi avesse ucciso marito e moglie Sedita risponde di aver visto un uomo armato di machete, con tatuaggi sul viso, e di essere scappato. Il delitto sarebbe stato compiuto ieri a ora di pranzo mentre le vittime stavano mangiando. A trovare i cadaveri di Giuseppe Sedita e Rosa Sardo è stata un’altra figlia, giunta sul posto poiché preoccupata per non aver ricevuto risposta alle chiamate.
I coniugi sono stai trovati in una pozza di sangue, abbracciati. In serata avrebbero dovuto festeggiare il pensionamento di Giuseppe, operaio forestale. I carabinieri del Ris di Messina questa mattina sono impegnati in ulteriori accertamenti sulla scena del delitto dove sono state trovate anche delle pantofole insanguinate.