A fugare gli ultimi dubbi, se mai tali siano stati, è l’ultimo responso dei vigili del fuoco: le fiamme a Bellolampo sono divampate in tre punti diversi e lontani fra loro. Qualcuno, dunque, ha appiccato l’incendio nella discarica. Da qui la decisione della Procura di aprire un’inchiesta per incendio doloso. I magistrati sollevano dubbi anche sulle gestione della discarica.
Mentre i pubblici ministeri indagano, prosegue il lavoro dei pompieri. Si continua a gettare acqua e terra nelle vasche della discarica per raffreddare i cumuli di rifiuti. C’è, infatti, il rischio che si sviluppino nuovi roghi. Le fiamme covano sotto la montagne di spazzatura. L’incendio – il cui spegnimento definitivo è stato annunciato ieri dall’assessore comunale Cesare Lapiana – potrebbe sprigionarsi nuovamente da un momento all’altro: “Per questo – spiegano dal comando dei vigili del fuoco – i canadair sono ancora in azione. Stamattina – aggiungono – è ripartito lo scarico della terra, l’unico materiale in grado di soffocare eventuali focolai”. A proposito, reperire la terra non è un’operazione facile. Il materiale scarseggia.
Le operazioni di spegnimento non sono semplici sulla collina di Bellolampo. La zona a monte della discarica è raggiungibile solo dai canadair. A valle, invece, lavorano senza sosta quattro squadre, compresa la Nbcr che sta monitorando la presenza di sostanze tossiche nel’aria. Da oggi hanno a disposizione anche uno strumento che consente la misurazione costante dell’eventuale presenza di diossina. Nonostante gli esperti abbiano scongiurato il rischio d’inquinamento, la nube alta e densa continua a preoccupare i residenti dei quartieri vicini. Ieri dal Comune sono arrivate parole tranquillizzanti: “Si tratta soltanto di vapore acqueo, provocato dalle massicce operazioni di spegnimento”. Molti residenti che abitano da Cruillas a Borgo Nuovo e fino a Mondello preferiscono, però, tenere le finestre aperte. Il forte odore di bruciato persiste e c’è chi ha trovato il balcone pieno di cenere. Cenere che sarà analizzata dai tecnici dell’Arpa, come fa sapere il commissario straordinario dell’Agenzia regionale per protezione ambientale, Salvatore Cocina.
“In attesa che la protezione civile e l’Arpa facciano tutte le analisi per verificare se e quante diossine si siano sprigionate – ha dichiarato Mimmo Fontana, presidente di Legambiente Sicilia – occorre, in ogni caso, evitare che la diossina entri nel ciclo alimentare. Bisogna, quindi, immediatamente verificare la contaminazione di tutte le produzioni alimentari del comprensorio, potenzialmente interessate, ed evitare che legalmente, e soprattutto illegalmente, i prodotti a rischio diossina arrivino sulle nostra tavole. Chiediamo, infine, che venga verificato se vi siano eventuali responsabilità in merito al ritardo dell’intervento di spegnimento che ha creato l’attuale situazione”
La Procura vuole vederci chiaro: il fascicolo è affidato al procuratore aggiunto Ignazio De Francisci e al sostituto Geri Ferrara. Al vaglio dei magistrati non c’è soltanto la dolosità dell’incendio, ma la gestione della discarica. Ieri è saltato fuori che a Belolampo non esiste un impianto anticendio. Oggi emerge che la discarica non sarebbe stata neppure liberata dalle erbacce. Sul fronte dei presunti ritardi nell’avvio delle operazioni di spegnimento, i vigili del fuoco sono interventi a tre ore dalla segnalazione e hanno dovuto fare i conti con altri roghi che, regolamento alla mano, avevano la priorità. Tempi e modi dell’intervento, al momento, sembrerebbero convincere gli investigatori.
Intanto, come l’Amia comunica: ” La protezione civile ha autorizzato l’apertura di una stazione di trasferenza all’interno della discarica comunale di Bellolampo a Palermo, in modo da consentire la ripresa della raccolta dei rifiuti nella città. Saranno inoltre disinfettati i punti di raccolta che presentano criticità. Nella discarica – precisano dall’ex municipalizzata – il personale Amia lavora a realizzare barriere tagliafuoco. Complessivamente, otto camion sono stati impegnati in una operazione di trasporto terra per circa 3.200 tonnellate. Operativi anche due escavatori, una pala gommata due mezzi Bomag da 30 e 60 metri cubi, 9 autocarri ribaltabili per riversare nelle vasche terra che soffochi i focolai”.