PALERMO – La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è arrivata in Procura a Palermo per incontrare il procuratore capo Maurizio De Lucia e l’aggiunto Paolo Guido che hanno coordinato l’indagine dei Ros dei carabinieri che ha portato all’arresto del superlatitante di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro.
Col premier Meloni, nell’ufficio del procuratore capo De Lucia al secondo piano del Palazzo di giustizia, c’erano anche il sottosegretario alla Presidenza del consiglio Alfredo Mantovano, e il prefetto Maria Teresa Cucinotta.
“Ho detto al procuratore capo e agli investigatori e ai carabinieri, ai Ros alla polizia che l’Italia è fiera di loro: sappiamo che dobbiamo a loro questo grande risultato al lavoro quotidiano di grande determinazione che hanno condotto. Possono contare sui provvedimenti del governo per il necessario per portare avanti questa battaglia insieme – ha detto Giorgia Meloni parlando a Palermo dopo la cattura di Matteo Messina Denaro -. Sì la legalità, gli strumenti, tutto quello che serve sul piano della sicurezza, ma poi è il terreno fertile che devi togliere alla criminalità organizzata e quello lo togli solo con il lavoro. Questo è ovviamente oggetto dell’attività degli inquirenti, però se alla fine è stato trovato vuol dire che c’era uno Stato che continuava a lavorare. Adesso spero che qualcosa di più possa uscire anche su chi ha eventualmente collaborato con una persona con la quale chi è perbene non collabora”.
“Noi siamo abituati a ricordare soprattutto chi si sacrifica col sacrificio più estremo per la lotta alla mafia ma poi ci sono persone che sacrificano tutta la loro esistenza per raggiungere questi obiettivi – ha continuato la premier -: mi piacerebbe immaginare che questo possa essere il giorno in cui viene celebrato il lavoro di questi uomini e queste donne, è una proposta che farò, è un giorno di festa per noi che possiamo dire ai nostri figli che la mafia si può battere. E’ una giornata storica, un giorno di festa per le persone per bene, per le famiglie delle vittime della mafia, perché il sacrificio di tanti eroi non era vano. Mi piace immaginare che questo possa essere il giorno nel quale viene celebrato il lavoro degli uomini e delle donne che hanno portato avanti la guerra contro la mafia. Ed è una proposta che farò. Non abbiamo vinto la guerra, non abbiamo sconfitto la mafia ma questa battaglia era una battaglia fondamentale da vincere ed è un colpo duro per la lotta alla criminalità organizzata”.
Poi ha aggiunto: “E’ un giorno di festa per me, che ho cominciato l’avventura che mi ha portato alla presidenza del Consiglio dei ministri dalle macerie di via D’Amelio e sono fiera del fatto che il primo provvedimento del governo che presiedo sia stato sul carcere duro, sul regime del carcere ostativo. Se oggi non corriamo rischi dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro di regimi carcerari meno rigidi è perché quell’istituto fortemente voluto da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino è stato difeso dai provvedimenti del governo. Non voglio fare polemica su queste cose. Non penso che la lotta alla mafia possa essere un tema divisivo. Chi tenta di fare della lotta alla mafia un tema divisivo fa un favore per paradosso alla criminalità organizzata. È una battaglia che dobbiamo condurre tutti insieme, su questo eviterei di fare a chi è più bravo di chi. Su questo posso dire che il governo, la politica, lo Stato, devono sostenere chi si occupa ogni giorno concretamente di questo – ha aggiunto Meloni -. È quello che il governo ha fatto sin dal suo primo provvedimento, voi lo sapete bene. E spero che su queste materie piuttosto di usarle per fare polemica, si voglia lavorare tutti insieme, se ci si crede davvero. Io ci credo davvero e sono disposta a lavorare su questo tema con tutte le persone di buona volontà. Un messaggio alla parte sana di Palermo, come quelli che davanti alla clinica hanno applaudito all’arresto di Messina Denaro? Non verranno lasciati soli, il messaggio è di continuare a credere che lo Stato può dare risposte migliori, che lo Stato c’è, si occuperà di loro, faremo del nostro meglio perché non debbano mai trovarsi nella disperazione di dover fare una cosa che non vogliono mai fare. Ma devono avere anche l’alternativa e noi dobbiamo costruire l’alternativa, dobbiamo fare tutto quello che possiamo, perché quello è lo strumento più efficace nella lotta al cancro della mafia”.
“È una giornata epocale anche a livello internazionale? È il racconto di un’Italia che è importante anche a livello internazionale, perché conosciamo i risvolti che ha a livello internazionale. È il racconto – ha continuato il presidente del Consiglio – di un’Italia determinata che non ha gettato la spugna, che è più forte, e questo è un messaggio straordinario anche per la credibilità e per la fierezza della nostra nazione”.
Il premier Giorgia Meloni ha annunciato provvedimenti per la gestione dei beni confiscati alla mafia. “Ne stiamo parlando da settimane con il sottosegretario Mantovano, il riuso dei beni confiscati è un segnale fondamentale nella lotta alla mafia. Su questo si può e si deve fare molto di più. Perché quando si confisca un bene e si riesce a farlo riutilizzare dai cittadini, magari per aprire una attività commerciale e quindi creare lavoro ma anche socialità e cultura, è un segnale straordinario. Sì alla legalità, sì a tutti gli strumenti ma l’importante è togliere il terreno fertile alla criminalità organizzata e quello lo fai solo con il lavoro”.