Commerciante si incatena: "No all'hotspot a Porto Empedocle"

Commerciante si incatena: “No all’hotspot a Porto Empedocle”

La protesta contro la scelta del Palasport come sito temporaneo: "Affari a picco, qui rischiamo di chiudere"

PORTO EMPEDOCLE (AG) – Alfonso Crapanzano, titolare da 9 anni del panificio “Cotti al Forno”, in via Platone, a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento, ha inscenato una protesta davanti al suo locale incatenandosi insieme ai dipendenti per dire “no alla scelta di una struttura vicina destinata a ospitare i migranti”.

A dieci metri dal panificio “Cotti al Forno” c’è un Palazzetto dello sport inagibile da circa 10 anni che da stasera diventerà hotspot. “Ad andarci di mezzo è la mia attività, più i 14 dipendenti”, dice a LiveSicilia Crapanzano. La protesta è destinata ad allargarsi: “Si stanno unendo al sit-in anche i condomini di via Platone e altri titolari di aziende e attività – dice il commerciante -. Questo è un problema che non coinvolge solo noi, anche altri esercizi commerciali e alberghi come, ad esempio, l’hotel Carlo V”.

“Ieri sera il locale era aperto, abbiamo emesso almeno 500 scontrini – racconta ancora Crapanzano -. Oggi, a causa della protesta per sensibilizzare le autorità, abbiamo dovuto chiudere. Le perdite sono ingenti, di solito all’ora di pranzo, il locale è pieno. Le forze dell’ordine ci hanno garantito che nel giro di 48 ore verrà dismesso questo Palazzetto. Ma abbiamo timore che i tempi si allunghino”.

“In vista del Ferragosto avevamo accumulato provviste per 20 mila euro – si sfoga Crapanzano -. Adesso ho il fondato timore che tutto vada perso. Il sindaco non è intervenuto in alcun modo e non ha ancora preso posizione sulla nostra protesta. Non possiamo mandare a casa i ragazzi che lavorano. Diciamo sì all’accoglienza dei migranti ma la scelta del Palazzetto pregiudica delle attività, non possono non tenerne conto”.

Il Palasport dismesso, così come stabilito dalla prefettura di Agrigento, dovrebbe essere utilizzato per le pre-identificazioni, ma al momento le operazioni sono ferme per via della protesta. I migranti fra cui donne e bambini sono rimasti per tutta la notte sotto i gazebo del porto. A concedere la struttura che è di proprietà comunale è stata l’amministrazione cittadina. Si tratta di una soluzione tampone, della durata di una settimana in attesa che vengano ultimate le tre tensostrutture di vigili del fuoco, soccorso pubblico e Protezione civile regionale.

Nel tardo pomeriggio, la protesta del commerciante è rientrata e i dipendenti del locale “Cotti al Forno” si sono sciolti dalle catene. L’attività ha riaperto i battenti. La polizia ha convinto tutti a desistere garantendo loro che i migranti verranno fatti entrare nel Palasport dalla porta sul retro e che dunque nessuno dei gruppi che lascerà l’area del porto, adibita dalla pre-identificazione, transiterà da davanti il locale.

Intanto, è in corso la definizione dell’elenco dei 230, sugli attuali 1.150 migranti sistemati sotto i gazebo e la tensostruttura, che verranno a breve trasferiti. Poi verranno fatti dei gruppi, dando priorità a donne e bambini, che verranno fatti sistemare, per non trascorrere una nuova notte all’addiaccio, all’interno del Palasport.


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