MILANO – Don Alberto Barin, cappellano del carcere milanese di San Vittore, è stato arrestato con l’accusa di violenza sessuale e concussione. Dopo che l’estate scorsa una delle sei giovani vittime lo ha denunciato alla polizia penitenziaria per gli abusi si sono avviate le indagini. Il ragazzo di origini africane, di cui il cappellano avevano abusato, ha spiegato ai poliziotti di essere stato violentato da un altro detenuto, per poi confessare in seguito di essere stato vittima degli abusi anche di don Barin. Fatti che gli agenti hanno verificato tramite intercettazioni ambientali.
Secondo gli inquirenti Don Barin avrebbe “acquistato” la possibilità di violentare i detenuti in cambio di beni di prima necessità, o conforto, di cui le vittime, tutte extracomunitari, avevano bisogno. Shampoo, sigarette, qualche euro e sapone in cambio di rapporti sessuali: è questo il quadro che gli inquirenti hanno ricostruito attraverso le testimonianze dei giovani detenuti e delle intercettazioni. Gli abusi si sarebbero consumati principalemte all’interno delle stanze del cappellano o nell’abitazione privata del sacerdote a pochi passa da piazza Filangeri.
Gli uomini della Squadra mobile di Milano avevano installato telecamere sia negli uffici che nell’abitazione del parroco. Grazie a questi filmati è chiaro come avvenivano gli abusi e la violenza nei confronti dei giovani detenuti. Particolare che gli inqiurenti hanno sottolineato emerge da quanto filmato nella sua abitazione. I giovani detenuti, infatti, dopo il rilascio erano ospitati a casa di don Barin che tra le mura di casa continuava ad abusare di loro. Una violenza aggravata anche dal ruolo del cappellano che esprimeva un parere fondamentale per ottenere il permesso di uscire dal carcere.