PALERMO – La speranza è che non sia il primo episodio di una lunga scia di malattie professionali. A convivere con la paura sono coloro che alla Sailem vi hanno lavorato. Anni a contatto con l’amianto senza sapere che la polvere killer avrebbe iniziato, anni dopo, a divorare i polmoni degli operai.
Il pubblico ministero Geri Ferrara ha citato in giudizio per lesioni colpose gravissime Giovan Battista D’Agostino, ex legale rappresentante della ditta Sailem: l’azienda dell’indotto della Fincantieri non avrebbe adottato le misure di sicurezza previste dalla legge per chi lavora a contatto con l’amianto.
L’inalazione e il contatto con la sostanza avrebbero provocato una gravissima patologia respiratoria a un dipendente, Z.G., 81 anni. La vicenda arriva in Procura dopo una segnalazione dell’Inail.
Il pm ha proceduto con la citazione in giudizio diretta, saltando l’udienza preliminare come prevede la legge in caso di reati punti fino a 4 anni di carcere. L’udienza si terrà a marzo. Il caso arrivato al processo potrebbe essere il primo di una lunga serie di malattie professionali: le patologie derivanti dall’inalazione o dal contatto delle fibre di amianto hanno incubazioni lunghe anche 20 anni.
La Sailem, Società anonima italiana lavorazioni edili e marittime, fu per anni una delle più importanti imprese del Mediterraneo. Nel 1999 la parabola commerciale giunse al capolinea. L’azienda venne dichiarata fallita al termine di una gestione che vide i titolari, i fratelli Benedetto e Giovan Battista D’Agostino, travolti da alcune inchieste di mafia.