Condanne e inchieste | Il mese nero della Formazione - Live Sicilia

Condanne e inchieste | Il mese nero della Formazione

L'assessorato alla Formazione

Condanne per danno erariale e indagini per truffa: è stato un mese nero per la Formazione professionale. Ancora perti diversi fronti investigativi su politici e burocrati. La Procura incrocia i dati con i pubblici ministeri contabili. C'è da spettarsi nuovi e clamorosi sviluppi.

Indagini su politici e burocrati
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PALERMO – Dal 6 novembre ad oggi. È stato un mese nero per la Formazione professionale, travolta da inchiesta e condanne. Sono solo i primi effetti del lungo e complicato lavoro della magistratura ordinaria e di quella contabile. E non è finita, perché le inchieste vanno avanti. La Procura regionale della Corte dei conti sta incrociando i dati con i pubblici ministeri del Palazzo di giustizia. C’è da spettarsi nuovi e clamorosi sviluppi.

Le tappe del mese nero hanno già ampiamente fatto emergere come il sistema Formazione faccia acqua da tutte le parti. Cominciamo dagli extra budget che sono costati una condanna per danno erariale all’ex assessore regionale Mario Centorrino e all’ex dirigente generale dell’assessorato, Gesualdo Campo. Dovranno sborsare oltre 500 mila euro a testa. Non è stata solo una condanna. La sentenza della Corte dei conti ha messo, infatti, dei paletti all’intero sistema. Gli extra budget costituiscono un danno per l’erario. I giudici hanno affrontato il caso di tre progetti approvati nel 2009 e organizzati dalla delegazione regionale dell’Anfe, l’Associazione nazionale famiglie emigranti (che non rischia nulla dall’indagine ndr). Per i corsi la Regione ha sborsato cifre non programmate per pagare il personale. Il ragionamento della Procura regionale della Corte dei conti e del nucleo di Polizia tributaria della finanza può essere così riassunto: non è possibile incrementare la cifra dei finanziamenti già stanziati. Si deve spendere quanto si riceve. Secondo il pm Gianluca Albo, si è verificata una “trasgressione dei canoni comportamentali”. Quei canoni previsti dal “buon senso comune, secondo cui un ente privato non può gestire arbitrariamente risorse pubbliche” e dal “buon senso gestionale” che deve rispondere ai principi di trasparenza ed economicità. Al di là di questi primi corsi è inevitabile che i controlli si estenderanno visto che l’extra budget è diventata negli anni una prassi utilizzata per distribuire trenta milioni di euro. Altri politici e burocratici rischiano di ricevere un invito a dedurre per i Prof, i Piani regionali dell’offerta formativa, varati tra il 2007 e il 2010.

La Procura contabile, qualche giorno fa, ha citato in giudizio tre dipendenti regionali. Il governatore Rosario Crocetta nel giorno del suo insediamento aveva gridato allo scandalo. Il riferimento era anche a quel dirigente che si sarebbe messo in tasca soldi che dovevano servire per pagare i fornitori della Regione. Si tratta di Emanuele Currao, funzionario dell’area Affari generali del dipartimento dell’Istruzione e della formazione professionale, a cui la Finanza aveva già sequestrato quasi settanta mila euro. Currao non è l’unico coinvolto. Assieme a lui si dovranno presentare davanti ai giudici contabili, il prossimo 3 aprile, anche il dirigente Concetta Cimino e il funzionario della Ragioneria, Antonino Di Prima. Currao avrebbe gonfiato il suo conto conto corrente personale con 85 mila euro della Regione. La Cimino non avrebbe vigilato sulle operazioni, mostrando mancanza di prudenza gestionale, e Di Prima sarebbe stato superficiale nei controlli su un pagamento da 8 mila euro. Quella giunta ora a giudizio non è l’unica vicenda su cui si concentra la Procura della Corte dei conti. Le indagini vanno avanti nel massimo riserbo dalla fine del 2011 e sono venticinque i funzionari e i dirigenti indagati a vario titolo. Ci sono quelli che hanno distratto le somme e coloro che avrebbero dovuto vigilare per impedirglielo. Un altro troncone di indagini riguarderebbe pure lo straordinario pagato dal Dipartimento. Che tra il 2008 e il 2009, per molti dipendenti avrebbe superato, e di gran lunga, le normali ore di servizio.

I primi giorni di dicembre Live Sicilia ha raccontato un caso che gli stessi investigatori hanno definito emblematico del malfunzionamento della Formazione. Un malfunzionamento sfociato in un’inchiesta penale ai danni di una coppia di Partinico nel Palermitano. Lui fa il vigile del fuoco. Lei la professoressa. Attorno agli enti di formazione Aiprig e Istituto San Gabriele ruoterebbero una serie di illeciti. Maria Caronna e Carmelo Lo Baido hanno ricevuto l’avviso di conclusione dell’indagine firmato dal pubblico ministero Roberto Tartaglia. Dal 2002 ad oggi i due enti di formazione hanno ricevuto finanziamenti per circa tre milioni di euro. Sono serviti ad organizzare corsi “fatti in casa”. Secondo l’accusa, infatti, i due coniugi avrebbero sub affittato la villa dove abitano agli enti che loro stessi dirigono. E per migliaia di euro al mese. Senza contare i parenti iscritti nel libro paga.

La settimana scorsa sempre Live Sicilia ha svelato l’inchiesta che ha portato i finanzieri fin dentro gli uffici giudiziari. Il procuratore aggiunto di Catania Giuseppe Gennaro ha messo gli occhi sul progetto “rafforzamento delle capacità d’azione delle autorità per l’Amministrazione della giustizia della Regione Siciliana”. Una montagna di soldi del Fondo sociale europeo che sarebbero dovuti servire per rendere più efficiente la macchina della Giustizia. A detta degli investigatori, però, sarebbe stato raggiunto un risultato meno edificante visto che “i soldi pubblici sarebbero finiti nelle tasche dei privati”. Gennaro si è confrontato con chi a Palermo è già super impegnato sul fronte della Formazione, il procuratore aggiunto Leonardo Agueci. Insieme hanno passato al setaccio una dozzina di gare bandite dalla Regione negli ultimi cinque per una cifra che supera i 70 milioni di euro. Si indaga sulla preparazioni dei bandi, sulle aggiudicazioni in favore di alcune Onlus, sulle forniture di beni e servizi. E sarebbero già emerse una serie di irregolarità. L’indagine è alla stretta finale e rischia di provocare un terremoto nei palazzi del potere. L’ipotesi è che a gestire le gare in maniera illecita sia stata un’unica cabina di regia. Uno dei primi bandi a finire sotto la lente di ingrandimento della magistratura catanese è stato quello che ha assegnato un milione e 230 mila euro del Programma operativo regionale 2007/2013 – Fondo Sociale europeo alla Procura di Palermo, al Tribunale e alla Corte d’appello di Catania. La procedura adottata era quella “aperta con il criterio di offerta economica più vantaggiosa”. A presentarla è stata l’Iraps Onlus di Catania. La determina era a firma del dirigente del servizio Concetta Cimino, la stessa già citata in giudizio dalla Procura contabile, e dell’allora dirigente generale dell’assessorato alla Formazione, Patrizia Monterosso.

Da Catania e Palermo a Messina, dove un avviso di conclusione delle indagini è stato notificato a Melino Capone. L’accusa ipotizzata dal pubblico ministero Camillo Falvo nei confronti dell’ex assessore comunale alla viabilità ed ex commissario regionale dell’Ancol è truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. I riflettori della magistratura furono accesi sull’Ancol, (Associazione Nazionale delle Comunità di Lavoro), per accertare la legittimità dei finanziamenti ottenuti dalla Regione Siciliana, per 13 milioni e 600mila euro, dal 2006 al 2011. Melino Capone fu commissario dell Ancol sino al 2006. Da quel momento in poi, nonostante la carica gli fosse stata revocata, avrebbe mantenuto il ruolo di commissario. E avrebbe pure, secondo l’accusa “sistemato” parenti ed amici. A cominciare dal padre che aveva uno stipendio di 3500 euro mensili.

 


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