Palermo, formazione professionale: il caso Savona morto nel 2022

“Atti mai depositati”, azzerato il processo ma Riccardo Savona è morto

L'accusa ruota sulla spesa dei fondi della formazione professionale

PALERMO – Il processo riparte da zero. Ed è la seconda volta che accade. La IV sezione penale del Tribunale di Palermo, presieduta da Bruno Fasciana, ha annullato l’avviso di conclusione delle indagini e la successiva richiesta di rinvio formulata dalla Procura della Repubblica per Riccardo Savona, la moglie Maria Cristina Bertazzo, la figlia Simona, Sergio Piscitello, Michele Cimino e Nicola Ingrassia.

Una vittoria difensiva per la quale Savona non potrà gioire. Il deputato regionale di Forza Italia e presidente della commissione Bilancio all’Ars è deceduto due anni fa.

Le accuse a Savona e ai familiari

Secondo l’accusa, l’onorevole e i suoi familiari avrebbero organizzato dei “corsi fantasma” per drenare le risorse della formazione professionale.

L’ordinanza del Tribunale ricalca il provvedimento che già nel maggio del 2022, in sede di udienza preliminare, aveva portato il Gup ad annullare la prima richiesta di rinvio a giudizio: non è consentita agli inquirenti l’arbitraria selezione degli atti d’indagini e il deposito soltanto di una parte degli stessi, con esclusione di altri, per di più se favorevoli all’imputato.

Agli atti dell’inchiesta mancavano novemila pagine scoperte grazie al lavoro della difesa. Il processo era ripartito da zero e la Corte di Cassazione aveva annullato il provvedimento di sequestro preventivo emesso nel 2019, restituendo a Riccardo Savona beni stimati in 900 mila euro.

“I supremi giudici – spiegano i legali – avevano espressamente affermato che, dinnanzi a un quadro investigativo arbitrariamente alterato non poteva certo parlarsi di indizi della colpevolezza”.

Il Gup andò avanti

Dopo la nuova richiesta di rinvio a giudizio la difesa ha segnalato che continuavano a mancare “numerosi documenti di importanza fondamentale, e in particolare tutta la contabilità degli enti di formazione che da tempo cercava presso i commercialisti ma che non aveva potuto ottenere perché oggetto di sequestro o acquisizione da parte degli Inquirenti”.

Il Gup però non aveva accolto le rimostranze, disponendo il rinvio a giudizio. La questione è passata alla valutazione del Tribunale che lo scorso 20 giugno ha dato di nuovo ragione alla difesa. Il collegio ha riconosciuto l’ulteriore mancato deposito di 10.000 pagine da parte della polizia giudiziaria.

L’omesso deposito di atti, si legge nell’ordinanza, “ha impedito una completa discovery e leso il diritto di difesa venendo per l’effetto mirata l’elaborazione di una strategia difensiva”.

L’avvocato Salvatore Traina

La difesa di Savona

“Si tratta di un pregiudizio gravissimo, che ha prodotto conseguenze devastanti sulla vita degli imputati (sono in molti a ritenere uno stretto legame tra il procedimento e la tragica, prematura morte dell’Onorevole Savona) – spiega l’avvocato Salvatore Traina – e sul regolare corso della giustizia, e che sarebbe passato sotto silenzio se non fosse stato per l’opera tenace e instancabile di un collegio di difesa che ha fortemente creduto nell’importanza delle investigazioni difensive”.

Oltre all’avvocato Salvatore Traina il collegio è composto dagli avvocati Manuela Gargano, Giada Traina e Dario D’Agostino.


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