PALERMO – I valori della cristianità e del Ppe, la politica come servizio nei confronti dei siciliani, il rifiuto delle spinte estremistiche sia a destra che a sinistra: sono alcuni dei temi che il presidente della Regione Renato Schifani ha affrontato nel suo intervento al convegno “Valori e visioni per nuove politiche di sviluppo”. Alla manifestazione, che si è tenuta nel pomeriggio di giovedì 29 febbraio a Palazzo dei Normanni, ha partecipato tra gli altri anche il vescovo di Acireale Antonino Raspanti.
L’estremismo e i valori del Ppe
“Le spinte estremiste non ci appartengono – ha detto Schifani – sia di destra sia di sinistra. A noi piace il confronto, la dialettica in una logica del rispetto delle varie identità, delle sensibilità e delle formazioni culturali e religiose. Continuiamo a lavorare nel rispetto di una etica che guarda al sentimento cristiano che aborrisce ogni forma di scontro e di confronto acceso e duro ma crede in un futuro sociale migliore soprattuto per chi non ce la fa.”
“Ho sempre creduto nei valori del Partito popolare Europeo – ha proseguito Schifani – della solidarietà, dell’attenzione agli ultimi e della cristianità e sono i valori che stanno caratterizzando il mio governo. Il nostro confronto col mondo della chiesa è intenso e continuo, sempre sensibili a recepirne le istanze e le riflessioni. Nella scorsa finanziaria ho voluto uno stanziamento di 10 milioni per i meno abbienti, per le famiglie che non ce la fanno. Non dimenticherò mai le parole di Biagio Conte, quando mi disse di non dimenticare i poveri. Quelle parole resteranno sempre dentro di me. Questo è il mondo nel quale mi riconosco e continuerò a riconoscermi.”
“Potrei fermarmi ma amo la Sicilia”
Schifani ha poi parlato delle difficoltà del mestiere di politico, e della sua decisione di continuare: “Spesso quando mi sento in difficoltà – ha detto il presidente della Regione – penso a chi diceva vai sempre avanti anche quando pensi di essere inutile e vi posso assicurare che queste parole mi aiutano ad andare avanti in certi momenti in cui penso ma chi me lo fa fare. Alla fine ho avuto una bellissima carriera politica, ho avuto l’onore di ricoprire la seconda carica dello Stato, di stare vicino al Paese, ho dato tanto e ho avuto tanto. Potrei benissimo fermarmi: non lo faccio, perché amo la mia terra e cerco di aiutarla senza polemiche”.
“Parlo poco e rispondo poco alle critiche – ha aggiunto Schifani – non perché mi danno fastidio ma perché penso che non ne valga la pena: io rispetto chi non la pensa come me, non rispetto l’offesa e la denigrazione ma non rispondo, a me interessa lavorare per i siciliani e penso che questo sia un dovere per un buon cristiano”.
La famiglia
“Credo di essere – ha detto poi Schifani in un passaggio del suo intervento – uno dei pochi politici nazionali, non siamo in tanti, che si sono sposati nel ’75 e ancora oggi hanno il piacere e l’onore di avere una moglie, dei figli, dei nipoti perché hanno creduto e credono nel valore fondamentale della famiglia vista anche come nucleo sociale e non solo come spirito di affetto e appartenenza l’uno nei confronti dell’altro”.