PALERMO – “La responsabilità di Corona per il delitto di associazione mafiosa risulta ormai accertata nel doppio grado: è pertanto incontestabile la ricorrenza di gravi indizi sulla responsabilità per un delitto con riguardo al quale la persistenza di dette esigenze è presunta per legge quanto meno sotto l’aspetto del pericolo reiterativo”. Così si legge nell’ordinanza emessa dalla Corte di Appello di Palermo.
Le esigenze sono quelle di allontanare Giuseppe Corona, condannato in primo grado e in appello a quindici anni e due mesi per mafia. C’è il pericolo concreto che reiteri i reati per i quali è finito sotto processo.
Ha già lasciato la sua abitazione di via dei Materassai a Palermo. Così come richiesto dalla Procura generale gli è stato imposto il divieto di dimora lontano dalla Sicilia, l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e di rimanere in casa durante la notte.
Nonostante siano scaduti i termini massimi di custodia cautelare previsti per il tipo di reato di cui risponde in attesa della definizione del processo in Cassazione la Corte di Appello presieduta da Sergio Gulotta ritiene che “permangono le ragioni poste a fondamento dell’originario provvedimento restrittivo”. E cioè quello che lo aveva portato in carcere con l’accusa di essere un volto nuovo della mafia palermitana capace di fare da collettore degli interessi di vari mandamenti mafiosi soprattutto quelli di Porta Nuova e Resuttana.