PALERMO – Non solo sarebbero rientrati in Italia, avrebbero pure ottenuto un posto di rilievo nella nuova Cosa Nostra palermitana. Condannati due dei quattro ‘scappati’ della guerra di mafia degli anni Ottanta, sotto processo a Palermo. Giovanni Bosco ha avuto 9 anni. Quattro anni e mezzo ad Alfonso Gambino. Matteo Inzerillo e Ignazio Mannino sono stati assolti. Erano stati tutti arrestati nel 2011 nel corso di un’operazione dei carabinieri del Ros su richiesta dei pubblici ministeri Vania Contrafatto, Caterina Malagoli e Francesca Mazzocco. Avrebbero fatto parte della folta schiera dei perdenti della guerra di mafia costretti all’esilio negli Usa dai corleonesi di Totò Riina, ma che, secondo l’accusa, sarebbero tornati per diventare esponenti della cosca di Passo di Rigano.
In particolare Bosco, parente di Salvatore Inzerillo, boss ucciso nell’81, avrebbe guidato le redini del clan. Mentre Inzerillo sarebbe stato incaricato di mantenere i rapporti con altri esponenti del mandamento che incontrava utilizzando anche mezzi dell’Amat, l’azienda municipalizzata dei trasporti di cui era dipendente. Un accusa che, pero’, nel suo caso non ha retto. Così come per Mannino. Erano difesi dagli avvocati Ninni Reina, Antonio Sottosanti e Angelo Barone. I quattro, secondo la ricostruzione degli investigatori, erano presenti al summit mafioso di Villa Pensabene del febbraio 2011 in cui furono decise le strategie della nuova mafia. La sentenza è del giudice per l’udienza preliminare Vittorio Anania. Il rito alternativo ha consentito agli imputati condannati di ottenere lo sconto di un terzo della pena.