Appena un mese fa descrivevamo la crescente paura di uscire la sera a Palermo (“Palermo come altrove: la paura di uscire la sera”). Da allora la situazione non sembra migliorata, anzi, appare ulteriormente peggiorata.
Parliamo della sicurezza nella quinta città d’Italia, non dimentichiamolo, non in un piccolo centro isolato. Il capoluogo siciliano sta affrontando un’ondata di violenza che colpisce cittadini, commercianti e viaggiatori, alimentando un diffuso senso di forte apprensione.
Rapine, scippi, furti, aggressioni e persino un tentato stupro ai danni di una turista svizzera al Foro Italico sono eventi che hanno spinto il sindaco Roberto Lagalla a intervenire per affrontare quella che molti considerano un’emergenza.
Palermo insicura
La cronaca recente dipinge una Palermo sempre più insicura preda di delinquenti di ogni età, vedi le preoccupanti baby gang. Tra gli episodi più gravi si registrano atti brutali nel cuore del centro storico, come alla Vucciria, e raid punitivi per futili motivi come quello alla Cioccolateria Lorenzo dove tre uomini hanno seminato il panico in pieno giorno.
Da ricordare anche l’aggressione all’assessore comunale Fabrizio Ferrandelli, intervenuto in difesa di un commerciante minacciato, e il recente pestaggio di un trentenne reo di aver urtato con il proprio lo specchietto di un’altra auto. In realtà, comincia a essere difficile stare al passo con i resoconti giornalistici.
Cosa ha detto il ministro
Di fronte a questa crisi il sindaco Lagalla ha cercato di reagire. Ha partecipato a un incontro a Roma con il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per discutere della sicurezza nelle grandi città italiane. Durante il vertice Lagalla ha chiesto maggiori risorse economiche e umane, in sostanza un incremento degli organici delle forze dell’ordine.
Per il ministro Piantedosi i dati ministeriali indicano una diminuzione dei crimini a Palermo nella prima metà del 2025. Questa affermazione, però, contrasta con la percezione di acuto malessere espressa da cittadini e commercianti evidenziando una distanza tra i freddi dati statistici e le reali esigenze della comunità.
Se ne rende conto lo stesso Piantedosi. Infatti leggiamo su Livesicilia recentissime sue dichiarazioni tra le quali la seguente: “…I problemi di sicurezza sono dei problemi permanenti al di là delle risorse dedicate e dei dati che in qualche modo bisogna analizzare. Palermo, se uno guarda i dati…vive un contesto di diminuzione statistica di reati, ciò nonostante però c’è un sentimento e una percezione dei fenomeni che comunque vanno ben oltre i numeri statistici e quindi in qualche modo dobbiamo tenerne conto”.
Il rischio più importante
Tra le idee avanzate spicca il ritorno del “poliziotto di quartiere”, quale deterrente contro la criminalità di strada, insieme a una maggiore presenza delle forze dell’ordine. Sommessamente pensiamo che innanzitutto occorrerebbe completare la pianta organica della Polizia municipale – in atto solo la metà è coperta e, comunque, con una media anagrafica degli operatori piuttosto alta – e garantire i fondi necessari per consentire presidi permanenti delle forze dell’ordine specialmente in estate, nelle ore e nei luoghi in cui si svolge la vita notturna dei palermitani e dei turisti.
La sicurezza a Palermo è ormai un tema cruciale non solo per la tutela dei residenti ma anche per preservare l’attrattiva turistica della città. Gli episodi malavitosi rischiano di compromettere anni di sforzi per promuovere Palermo come destinazione turistica d’eccellenza.
C’è un elemento, infine, di peculiare importanza da osservare con la massima attenzione: o saranno lo Stato e le diverse istituzioni locali a dare risposte coerenti ed efficaci o si rischia di allargare gli spazi d’azione di boss e gregari della criminalità organizzata, ansiosi di tornare padroni del territorio, pronti a offrire “protezione” in cambio di deferenza e connivenza. Sarebbe il ripetersi di una vecchia storia di cui, francamente, non sentiamo il bisogno.

