Ditta navale a rischio crack: | “L’ente porto non ci fa lavorare” - Live Sicilia

Ditta navale a rischio crack: | “L’ente porto non ci fa lavorare”

I dipendenti della storica Nautica Fratelli Galizzi protestano contro l’Autorità Portuale, che ha assegnato all’azienda una concessione considerata insufficiente per la sopravvivenza economica. L’ente porto: “Li incontreremo”.

 

PALERMO – I dipendenti della ditta Nautica Fratelli Galizzi, che da più di 150 anni opera nel ramo della cantieristica navale al porto di Palermo, scendono sul piede di guerra contro l’Autorità Portuale, rea, a loro dire, di non aver assegnato all’azienda, durante l’ultima grande ristrutturazione della Cala, una concessione sufficiente a garantirne la sopravvivenza economica. Dall’ente portuale rispondono: “Il commissario Bevilacqua li incontrerà questa settimana per ascoltare le loro richieste”.

Venerdì scorso i dipendenti si sono incatenati al cancello d’ingresso del pontile che si trova nello specchio d’acqua antistante il parco archeologico del Castello a mare. Un tempo il loro cantiere sorgeva proprio lì, tra il parco e il mare: “Nel 2008, nel piano di riassetto della Cala, ci hanno chiesto di mutare la nostra attività di cantieristica navale in una di ormeggiatura per le barche – dicono –. Riparavamo barche fino a mille tonnellate, siamo maestri d’ascia da sei generazioni, abbiamo iniziato nel lontano 1860. L’area in cui svolgevamo la nostra attività era destinata al progetto di ripristino del Castello a mare. Questo, sulla base del protocollo d’intesa tra la precedente amministrazione comunale e l’ultimo consiglio di amministrazione dell’Autorità Portuale, all’epoca presieduto dall’attuale commissario straordinario Antonio Bevilacqua”.

“Il problema è che ci hanno dato una concessione di accomodo per un pontile lineare da 70 metri, che per noi è del tutto insufficiente – continuano i dipendenti –. Per bilanciare i costi ci servirebbe una concessione di almeno altri 150 metri di pontile, in linea con quella che avevamo fino al 2008. Cinque anni fa nella ditta c’erano dieci dipendenti a tempo pieno, ne hanno licenziati sette e siamo rimasti in tre, per giunta part-time. Non riusciamo neanche a pagare il canone 2013 con l’Autorità portuale, ne abbiamo versato solo un acconto. Eppure ci accorgiamo – concludono – che nel frattempo vengono assegnate altre concessioni ad altre ditte o associazioni private, anche in aree per le quali a suo tempo avevamo fatto richiesta senza ottenere risposta”.

Per adesso l’Autorità Portuale prende tempo in attesa di approfondire il caso: “Siamo in fase di ridefinizione delle concessioni in diverse aree – fanno sapere –, terremo sicuramente conto delle loro richieste e delle loro esigenze. Proprio questa settimana il commissario straordinario incontrerà una loro delegazione”.

Tra l’altro proprio l’area del castello a mare, insieme a quella dei porticcioli turistici di Acquasanta, Sant’Erasmo e Arenella, è al centro di una querelle amministrativa tra il Comune e l’Autorità Portuale. Un tira e molla che va avanti dal 2011, ossia da quando il Consiglio comunale diede il proprio consenso al Prg del porto proposto da Bevilacqua, per poi cambiare idea a metà del 2012. L’ente porto reagì ricorrendo al Tar, la sentenza è prevista per ottobre. L’ultimo atto dello scontro si è consumato un mese fa, quando a Roma si è riunito il Consiglio dei lavori pubblici senza la partecipazione di Palazzo delle Aquile, che ha lamentato il mancato coinvolgimento da parte dell’ente porto, che però ha smentito tutto.


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