PALERMO- L’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) registra per luglio 2013, a livello nazionale, un calo del 2,0% su luglio 2012 e una variazione nulla su giugno di quest’anno. Simile il dato siciliano: -2,1% anno su anno, in calo dello 0,1% sul mese precedente. I numeri indicano, sia a livello nazionale che regionale, una stabilizzazione delle spese, fenomeno che non si rilevava dall’estate del 2011. I settori che rimangono in maggiore sofferenza sono quello dei trasporti e quello degli alimentari, che segnano cali attorno ai quattro punti percentuali.
Non trapela però alcun ottimismo dalle parole di Giorgio Derenna, Responsabile per il Meridione dell’Ufficio Studi di Confcommercio a Roma. “La fine della riduzione dei consumi non delinea automaticamente un profilo di ripresa a breve termine, perché i deboli segnali di miglioramento rilevati sul versante produttivo, indice della produzione industriale, ordinativi e grado di utilizzo degli impianti, non sembrano preludere, nell’immediato, a una fase di ripresa dell’economia con effetti rilevanti sull’occupazione, sui redditi e di conseguenza della domanda per consumi”.
Ancor più dure le parole del Presidente di Confcommercio Sicilia, Pietro Agen: “Pensare che, in una situazione di calo o stasi dei consumi, si parli di aumento dell’Iva, mi fa pensare che siamo forse alla follia. Tutti sostengono che la ripresa avverrà incentivando i consumi ed il governo va in direzione opposta. Tagliare invece i fondi all’industria significa invece uccidere definitivamente ogni eventuale tentativo di ripresa”. In merito alla situazione siciliana, il presidente propone la sua ricetta. “L’aumento dei depositi bancari indica una chiara paura delle famiglie ad investire. Ho recentemente proposto al governatore Crocetta di aprire, con i fondi disponibili, una serie di cantieri e di opere pubbliche che farebbero realmente riprendere l’economia e, di conseguenza, i consumi”.
Amare anche le considerazioni dei sindacati. “La crisi dei consumi segue la crisi industriale e quella economica”, dichiara Mimma Calabrò, segretario regionale della Fisascat Cisl Sicilia. “Le soluzioni – prosegue la Calabrò – sarebbero semplici: ripresa dei consumi dopo la ripresa della produzione ed incentivi seri a turismo e beni culturali. È un cane che si morde la coda: se non ci sono investimenti non ci sono consumi e viceversa, facendo sprofondare l’Isola in un vortice che la spinge in fondo al baratro. Noi siciliani abbiamo l’esperienza della Fiat a Termini Imerese: chiusa l’azienda, è crollata tutta la zona delle Madonie, sia in termini di produzione che di consumi”. Il segretario chiude con un auspicio: “Riavviare la macchina economica significa che tutti, politici, imprenditori, lavoratori e parti sociali, devono nel proprio settore rimettersi in gioco ed aprire il proprio settore alla collaborazione per spingere tutti insieme verso la ripresa”.