PALERMO- Continua la protesta dei laboratori d’analisi, e questa volta a parlare sono i lavoratori rappresentati dalla Filcams Cgil, che oggi pomeriggio hanno manifestato davanti alle prefetture delle nove province siciliane, e che a Palermo sono stati ricevuti dal capo di gabinetto del prefetto Francesca Cannizzo – impegnata in un’altra vertenza sindacale – , Maria Rosa Trio.
E’ la prima volta che i dipendenti delle strutture private accreditate con la Regione scendono in piazza. Tra di loro, la maggior parte ha avuto ridotto l’orario di lavoro anche del 50 per cento, passando da full-time a part-time, con conseguente riduzione dello stipendio. Ma alcuni, come raccontato da Livesicilia nei giorni scorsi, il posto di lavoro lo hanno anche perso. Non sono molti ancora, e soprattutto nemmeno il sindacato è in grado di fare una stima precisa della portata dei licenziamenti, ma “è indicativo – dicono lavoratori e titolari dei laboratori – che la crisi del settore, arrivata in seguito all’applicazione del tariffario Balduzzi, abbia colpito anche i grossi centri come Locorotondo o il centro Uditore a Palermo”.
Due strutture dove, sommate, lavorano una sessantina di persone alle quali è stato ridotto della metà l’orario lavorativo (“a fronte della stessa richiesta del servizio da parte degli utenti”, dicono i dipendenti). Tre persone, invece, sono state licenziate. Una crisi che ha colpito indistintamente tutto il settore dei laboratori privati in Sicilia, che dà lavoro a circa 7 mila persone e che, a sentire i titolari delle oltre 450 strutture delle quali fanno parte anche grossi consorzi, porterà dritta alla chiusura dei centri.
Una categoria finora “inascoltata”, lamentano dipendenti, sindacati e datori di lavoro: “Né il presidente Crocetta né l’assessore Lucia Borsellino hanno mai risposto alle nostre richieste di incontro, non siamo neanche sicuri – spiegano i lavoratori – che sappiano cosa stia realmente accadendo nel settore”. Una richiesta che, in seguito all’incontro di oggi pomeriggio, dovrebbe essere portata all’assessorato proprio dal prefetto di Palermo.
Ma i lavoratori scesi in piazza oggi, per la prima volta insieme con i titolari dei laboratori, hanno portato al Prefetto anche delle proposte. “Salvaguardare i nostri posti di lavoro – dice Liliana Traina Farina, tecnico di laboratorio del centro Uditore a Palermo – non costerebbe alla Regione un euro in più. Basterebbe non dirottare su altri capitoli di bilancio, ma lasciarli su quello destinato ai laboratori, i 40 milioni di euro che secondo il decreto Balduzzi ci vengono tolti dai 115 milioni che ci spettano”. E queste somme, secondo i dipendenti, potrebbero anche essere ripartite ai singoli laboratori secondo criteri come il numero di personale o di prestazioni effettuate.
Una soluzione che darebbe una boccata d’ossigeno anche ai titolari dei centri, che da mesi – raccontano – sono in perdita e che, se la situazione non si sbloccasse, chiuderebbero nel giro di poche settimane. Intanto i lavoratori chiedono “solo di essere ascoltati: non siamo dei privilegiati – dicono – il nostro posto lavoro vale quanto quello di chiunque altro, ma così rischiamo di pagare soltanto noi dipendenti dei privati”.