PALERMO – Il bilancio dell’Assemblea regionale da oggi ha un volto ben definito. Ed è visibilmente dimagrito. Effetto dei tagli ‘imposti’ dalla legge sulla spending review, certo, ma anche della razionalizzazione delle spese di un Palazzo che, come ci tiene sempre a precisare il presidente Giovanni Ardizzone, “è anche un bene storico” e, per questo, ha dei costi di gestione diversi da quelli dei consigli regionali del resto d’Italia. Anche perché, da quest’anno, almeno i capitoli che riguardano le indennità parlamentari e le spese dei gruppi, saranno equiparati a quelli delle altre regioni.
Votato sabato dal Collegio dei questori e approvato, oggi, dal consiglio di presidenza, il bilancio interno del parlamento regionale è pronto per l’aula. Dove seguirà, probabilmente, il cammino dei documenti contabili della Regione, e si discuterà quindi a partire dal 4 gennaio.
Quello per il 2014 è un bilancio da 149 milioni di euro. Quindici milioni in meno, rispetto a quello dell’anno scorso (che già ‘tagliava’ le spese per circa 11 milioni rispetto all’anno precedente). E la cifra del taglio, quest’anno, aumenta proprio in virtù del decreto Monti. Recepito, alla fine, pur mantenendo l’allineamento con il Senato e alcune altre ‘caratteristiche’ tutte siciliane.
Grazie alla legge per la spending review, quindi, 3,2 milioni di euro in meno graveranno sul capitolo delle indennità dei deputati. E, come stabilito dal consiglio di presidenza, lo ‘stipendio’ degli onorevoli (11.100 euro lordi) sarà composto da 6.600 euro di indennità e 4.500 euro di diaria. Cresce, quindi, rispetto ai 3.180 euro attuali, la parte non tassabile della cifra percepita dai deputati, e cioè quella destinata al rimborso delle spese del mandato parlamentare. Anche se adesso, come spiegano i deputati del consiglio di presidenza, con questa cifra dovranno pagarsi proprio tutto: spese di segreteria, spese telefoniche e di trasporto (i rimborsi per queste voci sono stati aboliti), e anche i collaboratori. Un milione e otto in meno, invece, peserà sul capitolo che riguarda il personale dell’Assemblea e 1,9 milioni circa su quello dei contributi ai gruppi parlamentari, che passano da 2 milioni e 592 mila euro a 700 mila euro all’anno.
Sempre per effetto della legge sulla spending review, poi, è stato stabilito l’importo delle sanzioni per deputati e assessori che si assenteranno dalle sedute d’aula (60 euro di multa) e dalle commissioni (40 euro).
Ma una delle novità più ‘grosse’ riguarda i comandati. Stoppata la possibilità, per i deputati del consiglio di presidenza, di avvalersi della collaborazione di dipendenti dell’amministrazione regionale con qualifica dirigenziale, e che l’Ars quindi doveva retribuire con lo stesso stipendio (spesso molto alto). Adesso, ogni deputato potrà prendere con sé un solo comandato inquadrato in categoria D6, e con uno stipendio massimo, quindi, di 41 mila euro l’anno.
Un milione, poi, sarà risparmiato per il pensionamento del personale di ruolo di Palazzo dei Normanni, una cifra che inciderà su un risparmio complessivo – alla voce “retribuzioni”– di 2 milioni e 975 mila euro. Si passa, poi, dai 3,3 ai 2,6 milioni al capitolo “segreterie del consiglio di presidenza”, e – secondo quanto deliberato oggi – verrà introdotta anche una norma che vieta agli uffici dei deputati che del consiglio fanno parte di assumere parenti (anche degli assessori) fino al secondo grado. Insomma, tra retribuzioni e parentele, potrebbero dover lasciare il posto negli uffici degli undici deputati del consiglio di presidenza i tre comandati che lavorano, rispettivamente, nell’ufficio del vicepresidente Salvo Pogliese, del questore Paolo Ruggirello e del segretario Cataldo Fiorenza e anche Pietro Scilabra, padre dell’assessore alla Formazione Nelli e che attualmente è comandato del deputato segretario Luisa Lantieri.
Aperto un nuovo capitolo di bilancio, invece, sull’assistenza logistica e di supporto ai gruppi parlamentari, ai quali verrà fornito – come prevede il decreto Monti – tutto il materiale necessario al funzionamento, mentre 1 milione di euro verrà messo in un fondo di riserva al quale i gruppi potranno attingere per spese di emergenza, e ovviamente con l’obbligo di rendicontazione.
Trecentotrenta mila euro, poi, sono stanziati in un capitolo di previsione per un nuovo servizio di vigilanza, e altri 300 mila euro saranno impegnati, invece, per il ripristino di un servizio di centralino, dopo l’abolizione del call-center dell’Assemblea. Quasi dimezzato, infine, il contributo dell’Ars alla Fondazione Federico II, che nel 2014 riceverà ‘solo’ 80 mila euro.