Nanni Moretti si è dimenticato di premiarlo come miglior film a Cannes 2012 e la distribuzione italiana di farlo vedere a Palermo. Da qui la decisione del Sicilia Queer Filmfest di proporre “Holy Motors” di Leos Carax in anteprima a Palermo, come tappa di avvicinamento al festival internazionale a tematica GLBT e nuove visioni (Palermo, 5 – 11 giugno 2014), giunto quest’anno alla quarta edizione.
“Holy Motors” è un film evento, il vincitore morale della kermesse francese 2012. Opere simili, come i viaggi più belli, nascono solo con il maturare dei tempi, delle circostanze e delle coincidenze: il regista Leos Carax dopo il capolavoro Rosso Sangue era reduce da 15 anni di cinema a fari spenti; Denis Levant non aveva mai recitato così bene e Holy Motors si presentava nel 2012 alla Croisette con un’idea narrativa – un viaggio urbano e notturno in limousine – del tutto identica al concorrente Cosmopolis della prestigiosa coppia Cronenberg-De Lillo, superandolo per grandeur visiva ed eleganza.
“Prima cerca il compagno e poi la strada”, recita l’adagio: Oscar, il protagonista, è un “personaggio cinematografico” che deve interpretare diversi ruoli in ventiquattro ore, attraversando Parigi con la sua limousine-camerino. È una vecchia vagabonda, un drago, un padre di famiglia, un uomo travestito da spiderman e tanto altro. La dimensione di questo viaggio allucinante è da subito ipnotica e meta-cinematografica, con la bussola orientata verso i punti cardinali del cinema di Cocteau, Bertolucci e Kubrick.
“In lunghi viaggi anche la paglia pesa”, scandisce un altro detto. Ma Holy Motors ha la forza di scrollarsi di dosso il proverbio, rivolgendosi al pubblico con un linguaggio più emotivo che celebrale, con temi cupi e gag di pura ilarità, richiedendo programmaticamente allo spettatore di non essere passivo (nel film i personaggi poco autoironici fanno una brutta fine).
“Holy Motors” è un viaggio inaspettato anche nella tecnica, tra metodi cari alla sci-fi, motion capture, patinature e diversi stili di montaggio; ma anche nelle scenografie, che alternano interni storici a esterni in orti urbani e navi-villa in cui si muove un ardito pastiche di attori: Denis Levant ed Eva Mendes, Michael Piccoli ed Edith Scob, fino all’inattesa Kylie Minogue che presta la splendida Who Where We? alla causa.
Allacciate le cinture, dunque, e munitevi di passaporto al desk allestito sabato 1 marzo dalle 20.30 al Cinema Vittorio De Seta, presso i Cantieri Culturali alla Zisa (biglietto 5 euro, 3 euro sottoscrivendo la queer card 2014 per sostenere il festival). Si parte alla volta di una viscerale e primitiva riflessione sulla crisi economica, per vedere allontanarsi dagli specchietti retrovisori clichè e prevedibilità del cinema di maniera.