PALERMO – Temono che da un momento all’altro possa sempre scattare la rissa e non si sentono protetti. Un clima di paura che rende tesa l’attività lavorativa che li ha fatti finire più volte nel mirino di pazienti che, improvvisamente, si sono trasformati in aggressori. Calci, pugni, vetrate sfondate. Urla e richieste impossibili da soddisfare. Quando nelle aree del pronto soccorso degli ospedali palermitani si comincia a respirare aria da Far west, gli infermieri temono il peggio. E a ragion veduta.
Chi lavora a Villa Sofia, ad esempio, sabato notte ha dovuto assistere all’ennesima aggressione nei confronti di un collega: i familiari di un uomo che aveva accusato un malessere e a cui era stato assegnato il codice verde avrebbero preteso di scavalcare chi doveva invece essere visitato con urgenza. E per passare dalle parole alla violenza sarebbe bastato poco. L’insistenza nei confronti degli infermieri del pronto soccorso è infatti sfociata nel giro di pochi minuti in grida, minacce e pugni.
I parenti del paziente sarebbero andati in escandescenza, fino a prendere di mira due infermieri e sferrare loro dei pugni. Uno dei dipendenti è stato colpito al volto: l’aggressore gli ha spaccato un labbro provocandogli un trauma facciale guaribile in quindici giorni. E’ proprio un infermiere della struttura ospedaliera, che preferisce rimanere anonimo, a raccontare a LiveSicilia quanto successo. Un’esperienza da dimenticare dopo la quale lancia una volta per tutte l’allarme: “Nessuno di noi ha nei requisiti di assunzione la licenza per potere utilizzare una pistola o essere campioni di arti marziali e anche se fosse, la legge non ce lo permetterebbe – dice -. Ci siamo pure informati per ingaggiare delle guardie del corpo, tra le più imponenti che esistono, ma costano troppo”.
Un racconto che esprime la necessità di una tutela, anche “fai-da-te” della propria incolumità, provocata dall’assenza da circa un anno di una postazione fissa delle forze dell’ordine. “A quel signore avevamo già assegnato molto generosamente il codice verde, non si trattava di una emergenza. Non era necessario arrivare alla violenza – prosegue l’infermiere -. Ora abbiamo tutti paura di andare a lavorare, perché le telecamere non funzionano e a vigilare è soltanto un metronotte della Ksm, che presiede tutta la vasta area d’emergenza. Polizia o carabinieri devono essere allertati telefonicamente e spesso, gli aggressori si dileguano prima che arrivino. Inoltre – prosegue – oltre alle conseguenze fisiche per il mio collega bisogna considerare quelle psicologiche: è terribile dovere lavorare con il rischio di non tornare a casa perché pestati a sangue. Le aggressioni si sono già verificate troppe volte”.
La situazione è la stessa al pronto soccorso dell’ospedale Cervello, dove l’area di emergenza viene controllata da un vigilante: “Un tempo c’era il presidio dei carabinieri per entrambe le strutture – spiegano dall’azienda – ma per problemi non dipendenti da noi, non sono più presenti. Abbiamo quindi optato per il servizio del metronotte. Delle aggressioni e della situazione attuale abbiamo informato la direzione sanitaria che in tempi brevi valuterà gli opportuni provvedimenti”.
Sabato notte, quando è stato ferito l’infermiere, sul posto è giunta la polizia che si è trovata di fronte ad una vera e propria rissa. Gli agenti sono riusciti a placare gli animi ed hanno identificato i responsabili. “Ma non si può andare avanti così – aggiunge un altro dipendente che ha assistito alla scena. Abbiamo avuto tutti paura, non possiamo difenderci, non c’è nessuno che ci tutela”.
Tristi e sconfortanti repliche di episodi già avvenuti. Basti pensare che in passato un ragazzo che si era recato al pronto soccorso per una contusione aggredì medici ed infermieri, spaccando le vetrate del triage, distruggendo i sedili della sala d’attesa ed inveendo violentemente contro il personale. In quel caso per il giovane, un 24enne, scattò l’intervento immediato delle forze dell’ordine presenti sul posto che lo fermarono per oltraggio a pubblico ufficiale, danneggiamento e lesioni. L’anno scorso, ad andare su tutte le furie nell’area di emergenza dell’ospedale Cervello, fu invece un uomo sulla quarantina: quel giorno fu aggredita l’infermiera che gli aveva chiesto di uscire dalla sala d’aspetto perché stava fumando una sigaretta.