PALERMO – Una risma di fogli può costare 43 euro. Un blocchetto di “post-it” 22 euro. Svarioni, probabilmente. Erroni marchiani. Ma la sezione di controllo della Corte dei conti vuole vederci chiaro. E ha chiesto ai gruppi parlamentari dell’Ars di spiegare le spese denunciato nei propri rendiconti. E tra le uscite da chiarire ecco anche qualche cena, qualche evento, il noleggio della auto di rappresentanza e soprattutto i pagamenti per il personale e i consulenti.
“Irregolarità”, scrivono chiaramente i magistrati contabili, che hanno dato un termine di trenta giorni ai gruppi parlamentari per fornire la documentazione utile a spiegare le incongruenze e le “difformità” tra le entrate e le uscite.
I rendiconti sono stati trasmessi alla Corte dei conti dal presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone – che li aveva man mano ricevuti dai capigruppo – lo scorso 19 febbraio. Lo prevede la recente legge regionale che recepisce le norme nazionali “in materia di controllo, trasparenza e contenimento delle spese relative ai costi della politica”. Un controllo, quello operato dalla Corte dei conti, che non si limita alla semplice “regolarità contabile”, ma anche all”inerenza della spesa – scrive la sezione presieduta da Maurizio Graffeo – all’attività del gruppo parlamentare, in quanto l’impiego delle risorse pubbliche presuppone sempre la finalizzazione ad un interesse pubblico”.
I magistrati contabili, dal punto di vista formale, hanno contestato praticamente a tutti i gruppi, intanto, l’assenza del verbale che riporta l’approvazione del rendiconto, quella di un regolamento interno che disciplini le spese, la presentazione di un “inventario dei beni durevoli” e anche una descrizione non proprio trasparente degli oneri legati ai dipendenti. In particolare, la sezione di Controllo ricorda ai gruppo che “l’Irap, in quanto imposta che grava sull’attività del gruppo complessivamente considerato, va computata tra le ‘altre spese’ e non già tra quelle per il personale, ancorché il metodo di calcolo faccia riferimento agli emolumenti corrisposti ai dipendenti”.
Le spese contestate a grillini e Megafono
Scendendo nello specifico, ecco le contestazioni della Corte dei conti ai singoli gruppi parlamentari. Al Movimento cinque stelle, ad esempio, i magistrati contabili chiedono di spiegare una differenza di circa quattromila euro riguardo al conto aperto per il versamento del Tfr. A proposito del Tfr, considerato che il movimento ha aperto un conto separato per il versamento di queste somme, la Corte dei conti chiede un “prospetto con dimostrazione dell’eventuale, effettivo e corrispondente accantonamento”. Nel mirino dei giudici contabili anche la spesa complessiva di 1.200 euro erogata a un dipendente del gruppo che “non appare – scrivono – regolata né giustificata”.
Riguardo al gruppo “Megafono-Lista Crocetta”, presieduto da Giovanni Di Giacinto, sono diversi i dubbi della Corte dei conti. Intanto, una differenza di circa 15 mila euro tra quanto rendicontato per le spese del personale (235 mila euro) e quanto effettivamente dimostrato tramite la documentazione prodotta (220 mila euro). Inoltre, i giudici contabili chiedono chiarimenti su alcune anticipazioni stipendiali pari a circa 7 mila euro. Ma le ombre riguarderebbero anche i rapporti di consulenza col gruppo. In un caso (una consulenza da oltre 12 mila euro), la Corte chiede il curriculum dell’esperto, copia del titolo di studio e una relazione sull’attività effettivamente espletata. Spunta anche una cifra di quasi mille euro di spese telefoniche non documentate. E poi, ecco le incredibili “spese per cancelleria”: la Corte dei conti immagina siano state “annotate” per errore. Come credere, infatti, che una risma costi 43 euro, un blocchetto di post-it tra i 22 e i 25 euro? “Prezzi tutti inverosimili perché palesemente e notevolmente sproporzionati rispetto ai valori correnti di mercato”. Ma non solo. I giudici chiedono spiegazioni anche su alcuni eventi del Megafono: uno in particolare, svolto nel gennaio del 2014 ad Acicastello, oltre a una serie di “altre spese” per le quali la Sezione chiede al gruppo di dimostrare che si tratti di “iniziative e attività effettivamente poste in essere nell’interesse del gruppo”.
Le auto dell’Mpa e le “devoluzioni” al Pd
Sul rendiconto del Cantiere popolare consegnato alla Corte dei conti manca la firma del capogruppo Toto Cordaro. Per il resto, la Corte dei conti ha chiesto la presentazione dei curriculum e delle relazioni sull’attività svolta dai consulenti, oltre un ulteriore chiarimento: perché le spese per l’abbonamento a una rivista che riguarda la materia normativa è stata rendicontata alla voce “spese per l’acquisto e il noleggio di cellulari per il gruppo”?
Ma un altro noleggio ha attirato l’interesse della Corte dei conti. È quello delle due autoblu del gruppo “Partito dei siciliani-Mpa”, guidato da Roberto Di Mauro. Auto prese in leasing (la spesa segnalata dai giudici è di oltre 32 mila euro), ma che potranno essere “riscattate” da qualcun altro. Proprio su questo punto i giudici contabili vogliono fare chiarezza: vogliono verificare la ‘regolarità dell’avvenuta cessione a terzi del diritto di riscatto’”. Insomma, vogliono capire a che titolo e soprattutto a che prezzo queste “terze” persone hanno acquisito il diritto di compare le macchine del gruppo parlamentare. E chiarimenti sul contratto di leasing di una vettura di rappresentanza sono stati chiesti anche al Pd guidato dal capogruppo Baldo Gucciardi (una spesa di oltre 18 mila euro). Ma la Corte, riguardo al Pd, punta il dito soprattutto su un’altra tipologia di spesa: quella riferita alle “devoluzioni al Partito da trattenute delle indennità parlamentari dei deputati”. Una quota, insomma, che i deputati democratici dell’Ars “girano” al partito. “Si fa presente – si legge nella delibera – che le suddette voci devono essere espunte dal rendiconto, in quanto relative a gestione estranea alle spese del gruppo”. Quello, insomma, è un problema dei singoli deputati.
Le cene di Ncd e Udc, gli eventi di Forza Italia
Spuntano le cene, invece, tra le spese del Nuovo centro destra, guidato da Nino D’Asero. Due, in particolare, in due ristoranti palermitani, “per le quali – si legge – si fa genericamente riferimento a ‘presenze istituzionali’. I giudici contabili chiedono di sapere “di quali personalità e/o autorità si tratti, atteso che dal complesso degli atti non è possibile desumerne in alcun modo le qualifiche o il ruolo”. Spunta anche nel rendiconto la spesa per la retribuzione di un dipendente, ma “non risultano disposizioni di pagamento”. Insomma, questo stipendio è stato effettivamente erogato?
Una cena a Marsala, invece, è costata all’Udc guidata dal deputato trapanese Mimmo Turano più di 850 euro, mentre un soggiorno in un hotel del centro di Palermo nel gennaio del 2014 è costato 440 euro. La Corte dei conti vuole sapere se si sia trattato di inziative compiute nell’interesse del gruppo parlamentare. Poco più che formali i chiarimenti richiesti ai due gruppi nati dalla scissione di Articolo 4: quello che ha mantenuto il nome ed è stato guidato fino a pochi giorni fa da Luca Sammartino e “Sicilia democratica” di Lino Leanza e del capogruppo Totò Lentini. E lo stesso vale per il gruppo Lista Musumeci, presieduto da Santi Formica, al quale però la Corte dei conti ha chiesto le fatture relative ad alcuni necrologi e per il “Misto” guidato da Mimmo Fazio al quale i giudici contabili hanno chiesto chiarimenti anche su due consulenze. Sono gli eventi, i convegni e le spese pubblicitarie, invece, ad aver attirato l’attenzione della Corte riguardo al gruppo di Forza Italia guidato dal deputato catanese Marco Falcone. Una somma complessiva di quasi 10 mila euro per la quale la Corte ha chiesto agli azzurri di chiarire se si tratti di spese riconducili al gruppo parlamentare o, invece, al partito di Silvio Berlusconi. Stesso discorso per il gruppo dei Democratici riformisti che nell’aprile 2014 ha organizzato un evento a Monreale. Anche in questo caso i giudici contabili chiedono se si tratti di un evento legato al gruppo e non al partito, inoltre vogliono vedere chiaro su alcuni “acconti su emolumenti” dei dipendenti. Tutti chiarimenti da fornire in trenta giorni. A meno che i capigruppo non vogliano essere costre, come acaduto già circa un anno fa, a presentarsi “in massa” nelle Aule di via Notarbartolo.