PALERMO – L’intuizione dei carabinieri era felice. Il 16 marzo scorso i militari del Nucleo investigativo del Comando provinciale si piazzarono davanti ad un negozio nel rione Noce. Emilio Briamo, 53 anni, entrò nel locale e poco dopo uscì in compagnia del titolare. Passeggiarono qualche minuto lungo il marciapiede. Poi, si salutarono.
Poche ore dopo per il commerciante arrivò la convocazione in caserma. Prima cercò di nascondere le ragioni di quella visita, infine davanti alla forza dei fotogrammi dell’incontro, ammise che gli era stato chiesto il pizzo. “Ci siamo noi che comandiamo”, avrebbe detto Briamo formulando la più classica delle richieste estorsive: “Cinquecento euro a Pasqua e cinquecento a Natale”.
La messa a posto non era per il negozio della Noce, ma per quello che il commerciante stava per aprire nella zona di viale Regione siciliana. “Siccome abbiamo visto che state aprendo il negozio nuovo – disse una volta al figlio del titolare – vi volevo informare che la zona è nostra e vogliamo capire con chi parlare per la messa a posto”.
Non era la prima volta che Briamo si presentava nel locale. Si era già fatto vivo in compagnia di un altro uomo. La sua identità è ancora misteriosa. In sostanza, c’è un esattore del racket ancora in circolazione.
Di Briamo la vittima ha tracciato i metodi gentili, ha ricordato il suo arrivo in bicicletta, il tono di voce garbato, mai una parola fuori posto o un gesto di stizza di fronte ad un commerciante che prendeva tempo, facendogli notare quanto fosse impossibile pagare in un momento in cui si fanno pochi affari. Cortese sì, ma allo stesso tempo capace di ostentare una sicurezza che ha messo paura al commerciante, per sé e per i propri cari.
Briamo, pluripregiudicato e con un precedente per estorsione aggravata dal metodo mafioso, è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, chiesto dal pubblico ministero Salvatore Leopardi e firmata dal giudice per le indagini preliminari Lorenzo Jannelli.