PALERMO – Minacciati con le armi venivano costretti a rimanere nella stiva, dove non c’era spazio per muoversi, né aria per respirare. Il racconto dell’orrore dei migranti giunti ieri al porto di Palermo ha portato al fermo, dopo una notte di interrogatori, di dieci persone accusate dell’omicidio di 52 profughi, morti asfissiati. I dieci fermati sono 7 marocchini, 2 siriani e un libico. I testimoni ascoltati dalla squadra mobile e dai funzionari delle organizzazioni umanitarie hanno descritto un viaggio terribile: la maggior parte dei migranti chiusi nella stiva è morta nel giro di poche ore: nessuno poteva ribellarsi “chi ci minacciava con coltelli e pugni ci diceva che ci avrebbe ammazzati”, hanno raccontato i migranti sopravvissuti.
Tutti dettagli che si aggiungono all’inchiesta della Procura di Palermo coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Scalia e dai pm Annamaria Picozzi, Gery Ferrara e Renza Cescon, In base a quanto raccontato da moltissimi giovani pakistani che si trovavano a bordo della nave della Guardia costiera svedese “Poseidon”, arrivata in città con 471 superstiti e 52 salme, la stiva dell’imbarcazione “era lunga non più di venti metri. Lì dentro eravamo almeno in duecento, mancava l’aria”
Nel frattempo le salme sono state caricate in un camion refrigerato, vista l’assenza di spazi disponibili, e trasportate al cimitero dei Rotoli, che stamattina ha chiuso le sue porte al pubblico per “rischio igienico sanitario”: sono in corso le ispezioni cadaveriche dei medici legali del Policlinico di Palermo, ma le proteste non si sono fatte attendere. Chi oggi si è recato al camposanto per far visita ai propri cari, infatti, non sapeva che la struttura sarebbe stata chiusa. E’ stato necessario l’intervento della polizia per ristabilire la calma tra i visitatori.