Pazienti dirottati nelle cliniche| I giudici: "Un accordo scellerato" - Live Sicilia

Pazienti dirottati nelle cliniche| I giudici: “Un accordo scellerato”

Le motivazioni della condanna per i vertici di Latteri e Noto. Assolti quelli de La Maddalena. 

PALERMO – Un “accordo scellerato” per dirottare i pazienti dagli ospedali pubblici alle cliniche private. È uno spaccato disarmante della sanità palermitana quello tracciato dai giudici nelle motivazioni della sentenza. Si tratta del processo che nel novembre scorso ha visto cadere le accuse di corruzione e concussione, riqualificate in abuso d’ufficio, ma reggere le ipotesi di truffa e falso. Il risultato fu l’assoluzione dei vertici della clinica La Maddalena e la condanna di quelli della Latteri e della Pasqualino Noto. Tutte le strutture sanitarie uscirono pulite dal processo che le vedeva imputate di una serie di reati amministrativi per avere falsificato i Drg, i sistemi di certificazioni della spesa sanitaria.

Queste le condanne: Maria Rosaria Valerio (5 anni), Giuseppe Antonio Iannello e Maria Teresa Latteri (4 anni ciascuno), Vincenzo Scaletta e Giuseppe Di Lisi (medico e direttore sanitario della latteri, hanno avuto 3 anni e 8 mesi ciascuno), Giovanni Gagliardo Di Carpinello, legale rappresentante della clinica Noto Pasqualino, e il direttore sanitario Giovanni Sparacia (tre anni e due mesi ciascuno), Rossana Novelli e Salvatore Pastore (entrambi dipendenti della clinica Noto hanno avuto due anni e due mesi ciascuno). Le richieste di pena erano molto più pesanti – 150 anni complessivi di carcere – ma caddero quasi tutti i capi di imputazione.

Lo scorso novembre hanno retto le ipotesi di truffa e falso commessi in concorso con la Valerio, oncologa del Policlinico, e con Iannello, medico del pronto soccorso di Villa Sofia, che avrebbero dirottato pazienti alla Noto e alla Latteri, sostenendo che nelle strutture pubbliche non c’erano posti. Gli ospedali erano parte civile con l’assistenza dell’avvocato Massimo Motisi.

Erano stati assolti da tutte le ipotesi di reato il presidente della clinica La Maddalena, Guido Filosto, l’amministratore delegato Leone Filosto e il direttore sanitario Mauro Bellassai. Erano difesi dagli avvocati Giovanni Di Benedetto ed Enrico Cadelo. Quest’ultimo assiste anche la clinica. La Latteri, invece, era assistita dall’avvocato Fabrizio Lanzarone. Tutte le assoluzioni sono ormai definitive visto che la Procura non le ha impugnate. Resta da valutare la posizione di altri medici – Gioacchino Taormina, Maria Ciriminna, Ignazio Galizia e Giuseppe Ducato – per i quali invece, la quarta sezione del Tribunale, presieduta da Pietro Falcone e composta dai giudici Gabriella Natale e Fabrizio Anfuso trasmise gli atti alla Procura: anche a loro, accusati di avere dirottato i pazienti dagli ospedali pubblici alle strutture private, non potevano essere contestati i reati di truffa e falso. Spetta al pubblico ministero valutare se procedere con una nuova azione penale per abuso d’ufficio.

Secondo i pm, le cure per i malati oncologici, tra il 2007 e il 2009, sarebbero state pagate due volte dall’Ausl 6. Il servizio sanitario avrebbe rimborsato prima i ricoveri (che avrebbero dovuto includere gli esami specialistici) e successivamente gli accertamenti diagnostici effettuati in strutture collegate alle cliniche. Accuse che non hanno retto perché “la normativa di riferimento era all’epoca alquanto farraginosa e costituita da una serie di fonti di vario rango (leggi nazionali e regionali, decreti, circolari) che si erano susseguite ed incrociate nel tempo – scrivono i giudici nella motivazione -, rendendo la materia assolutamente priva di certezze”. Ed ancora: “La Ausl e l’assessorato, lungi dall’essere stati tratti in inganno, erano perfettamente a conoscenza dei criteri adottati dalle case di cura per richiedere i rimborsi e le avevano, peraltro, sottoposte a controlli penetranti e ripetuti, muovendo contestazioni con richieste di rettifica di dati trasmessi e non ritenuti conformi alle disposizioni in materia, ma mai avevano evidenziato alcuna anomalia o irregolarità nel modus operandi, con riferimento ai profili evidenziati”. Niente truffa, dunque.

Discorso diverso per il presunto dirottamento dei pazienti. “Le acquisizioni processuali hanno dato piena contezza della sistematica commissione, da parte della Valerio in concorso con gli altri coimputati Latteri, Di Lisi e Scaletta, di una serie di condotte illecite – scrivono i giudici – consistite nel mirato dirottamento di un gran numero di pazienti dal reparto del Policlinico presso il quale prestava servizio, alla casa di cura Latteri. Le numerose intercettazioni hanno permesso, altresì, di svelare che alla base di tale illecita attività di sviamento dei pazienti vi era un accordo criminoso tra la Valerio, Maria Teresa Latteri ed i due medici Scaletta e Di Lisi, finalizzato alla realizzazione di vicendevoli ed indebiti profitti economici”.

La Latteri, quando si seppe delle indagini dei carabinieri del Nas, diceva alla Valerio: “.. io non potevo dire chiaramente che non ti vedo più, perché secondo me loro stanno… hanno i telefoni sotto controllo… cioè è troppo specifico… io non posso dire la bugia perché se poi loro mi vedono gli assegni dicono: che ci fa lei in azienda? Quindi io non posso più firmare un assegno, che questo sia chiaro perché ormai me l’hanno fatta a me la domanda e io ho detto che tu qua non ci sei tranne che ci sentiamo ogni tanto per telefono, non lo posso fare più non mi dire niente perché io non lo posso fare… quello che ha preso in due anni a sta parte, che io mettevo arretrato, arretrato, arretrato che non erano… i veri arretrati quando glieli do? come glieli do? A lei? i veri arretrati?… transazione… è fasulla…”.

Stessa cosa sarebbe avvenuto per il trasferimento dei pazienti da Villa Sofia alla clinica Noto: “Le numerose intercettazioni hanno permesso, altresì, di svelare che alla base di tale illecita attività di sviamento dei pazienti vi era un accordo scellerato tra lo lannello, il titolare (Gagliardo di Carpinelle Giovanni) ed il direttore sanitario (Sparacia Giovanni) della clinica Noto, finalizzato alla realizzazione di vicendevoli ed indebiti profitti economici”.

Il 20 novembre 2009 i carabinieri registrarono un dialogo tra lannello e la moglie. Un anonimo aveva telefonato in clinica chiedendo di lui e del suo indirizzo di posta elettronica. La moglie temeva che il marito fosse stato scoperto e faceva pressioni. Lo invitava a “non tirare troppo la corda”, “a mettersi a posto”, ad andare “a fare l’extramuraria”, perché “dopo una carriera, trenta anni di carriera, ti devi sputtanare cosi. Mettiti a posto… già una volta te la sei scansata”. E Iannello si diceva pronto a “parlare con Cacioppo … che è il responsabile (dell’azienda ospedaliera Villa Sofia), perché io da lunedì chiedo l’attività extramuraria, cioè fatta fuori… cosi almeno mi paro il culo”. Perché sia la Valerio che Iannello avrebbero dovuto lavorare solo per le due strutture pubbliche. Non ci fu corruzione, però. Né concussione. I soldi incassati, così sostengono i giudici, sarebbero stati il prezzo delle loro prestazioni. La clinica Latteri nel frattempo ha cambiato proprietà. 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI