Incidente stradale? No, omicidio | Condannato a 10 anni e 8 mesi - Live Sicilia

Incidente stradale? No, omicidio | Condannato a 10 anni e 8 mesi

Al culmine di una lite fra due famiglie Cosimo Geloso avrebbe investito volontariamente un 73enne.

PALERMO – L’omicidio fu preterintenzionale e non doloso. E cosi l’imputato è stato condannato a dieci anni e otto mesi contro i trenta chiesti dal pubblico ministero. Di certo, come ha accertato la Procura non si trattò di un incidente stradale, ma di un omicidio. Al culmine di una lite fra due nuclei familiari Cosimo Geloso, 25 anni, avrebbe investito volontariamente un uomo di 73 anni, morto dopo alcune ore di agonia in ospedale. Della vittima non facciamo il nome perché, secondo i poliziotti della sezione Omicidi della Squadra mobile, il vero obiettivo era la nipote diciassettenne. Lo zio avrebbe fatto da scudo per salvarle la vita.

Tutto inizia quando i familiari accompagnano l’anziano al Pronto soccorso. I poliziotti capiscono che sotto c’è qualcosa di strano. La dinamica non convince gli investigatori che iniziano ad interrogare parenti e amici. E scoprono che Geloso si è reso irreperibile. Manca da casa da 48 ore. A poco a poco viene fuori la verità: poco prima dell’investimento c’è stata una lite tra alcuni parenti della vittima e i componenti di un altro nucleo familiare. Sono da anni in rotta di collisione per motivi economici e personali.

In poche ore i poliziotti, coordinati dal procuratore aggiunto De Luca e dai sostituti Francesca Dessì e Siro De Flammineis, ricostruiscono l’intera vicenda e fermano Geloso. L’antefatto viene collocato nel pomeriggio del 14 maggio del 2015: Geloso e la moglie stanno camminando per le strade di Brancaccio quando incontrano le nipoti della vittima, due ragazze di 17 e 18 anni, in sella al ciclomotore. Non solo le avrebbero apostrofate con parole volgari, ma le avrebbero fatte cadere per terra. Le due ragazze tornano a casa e raccontano tutto al padre che si precipita a casa di Geloso, in cortile Faraone.

Qui, non trova solo Geloso ma anche i parenti del fermato che prima si scagliano contro la sua macchina e poi gliele suonano di santa ragione. Riporterà alcune ferite alla testa e al corpo provocate da oggetti metallici. Solo l’intervento del settantreenne, con l’aiuto di alcuni familiari, riesce a salvare il padre delle due ragazze dalla furia dei Geloso. Insieme trovano riparo nella loro abitazione nella zona di via Messina Marine.

Ed è qui che avviene il peggio. Mentre l’anziano sta controllando i danni subiti dalla macchina del figlio durante l’aggressione si vede piombare addosso l’auto di Cosimo Geloso. Fa in tempo a frapporsi fra la Lancia Y che procede a tutta velocità e la nipote minorenne. Subito dopo l’impatto, Geloso sarebbe sceso dall’auto e avrebbe picchiato anche il figlio dell’anziano che avrà la peggio, morendo in ospedale. Il giudice che ha condannato Geloso ha riconosciuto una provvisionale per i danni subiti dai parenti che si sono costituiti parte civile al processo, assistiti dagli avvocati Vincenza Ciulla e Mariangela Spadafora.


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