RAGUSA- Due persone che operano nel mercato ortofrutticolo di Vittoria (Ragusa) arrestate e due imprese di trasporto su strada sequestrate: è questo il bilancio di un’operazione della Guardia di finanza del comando provinciale di Catania che ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip a conclusione di un’indagine coordinata dalla Procura distrettuale etnea. Il reato ipotizzato è di estorsione, aggravata dal metodo mafioso, nei confronti di altri autotrasportatori. La scorsa settimana un incendio doloso ha distrutto quattro articolati di un consorzio vicino al mercato.
Gli autotrasportatori provenienti o diretti in Campania per potere scaricare o caricare la merce nel mercato di Vittoria (Ragusa), il secondo d’Italia per volume di traffico nel settore dell’ortofrutta, dovevano pagare una mazzetta compresa tra i 50 e 100 euro a operazione. Il ‘pizzo’ aveva un nome dolce (“babà”, “marmellata”, “cioccolata”), ma un costo salato per le vittime che però pagavano perché temevano di non potere lavorare. E’ quanto emerge dall’inchiesta ‘Truck express’ della Dda della Procura di Catania che è sfociata nell’arresto, eseguito dalla guardia di finanza, di Matteo ‘Salvatore’ Di Martino, 53 anni, titolare dell’omonima ditta individuale e rappresentante legale della ‘Sud Express Matteo Di Martino Srl’, che opera nel settore dal 1978 e di suo cognato Pietro Di Pietro, di 54. Le vittime, oltre al ‘pizzo’, secondo l’accusa, versavano all’agenzia anche una provvigione che veniva regolarmente fatturata. I due, indagati per estorsione aggravata dal metodo mafioso, sono indicati dalla Procura di Catania come “vicini alla Stidda e a Cosa nostra e in stretti rapporti con il clan dei Casalesi”. Il procuratore Carmelo Zuccaro ha sottolineano come “le estorsioni riscontrate ad autotrasportatori campani segnalano l’esistenza di un fenomeno diffuso e strutturale non limitabile ai singoli episodi contestati”. Ci sono alcuni casi ancora in corso di valutazione e “alcune vittime hanno preferito, a dispetto degli elementi indiziari raccolti dalle Fiamme Gialle di Catania, non ammettere il pagamento del cosiddetto ‘babà'”. Militari della guardia di finanza di Catania hanno sottoposto anche a sequestro preventivo sia la Sud Express sia la ditta individuale Di Martino Matteo.
“Se non gli dai la ‘marmellata’ la cioccolata non cammina... ma tu il ‘babà’ glielo hai dato?”. E’ una delle intercettazioni agli atti dell’inchiesta ‘Truck express’ della Dda della Procura di Catania che è sfociata nell’arresto, eseguito dalla guardia di finanza, di Matteo ‘Salvatore’ Di Martino, 53 anni, titolare dell’omonima ditta individuale e rappresentante legale della ‘Sud Express Matteo Di Martino Srl’, che opera nel settore dal 1978 e di suo cognato Pietro Di Pietro, di 54. Le Fiamme gialle hanno anche eseguito il sequestro delle due imprese di trasporto. Secondo la Procura di Catania, le vittime delle estorsioni che pagavano una tangente, chiamandola ‘marmellata’ o ‘babà’, “versavano in un grave stato di assoggettamento creato dagli stretti rapporti dei due arrestati con mafia e camorra”. Per l’accusa, infatti, “Di Pietro, sfruttando la consapevolezza dei ‘padroncini’ di dover pagare, non doveva ricorrere a minacce o violenze esplicite essendo ben note le ritorsioni ‘economiche’ che avrebbero scontato in caso di rifiuto: pretestuosi ritardi nelle operazioni di carico o scarico fino anche a far deperire la merce”. “Don Pietro viene al mercato – afferma un camionista intercettato – e si viene a prendere un ‘babà’ perché lui vuole mangiare…”. Un altro, ascoltato dalla Gdf di Catania, lo definisce “vendicativo” e non vuole correre rischi al mercato ortofrutticolo di Vittoria, perché, dice, “i camion che abbiamo laggiù sono assai…”. E se non paghi i danni economici saranno alti perché, ricostruisce un altro padroncino intercettato, “non è che non carichi” la merce, ma “ti dà l’immondizia, ti mette nelle condizioni che te ne devi andare”. Il mercato ortofrutticolo di Vittoria (Ragusa) con il suo ‘oro verde’, secondo l’ultimo Rapporto sulle Agromafie, presenta, a livello nazionale, il più alto indice di infiltrazione mafiosa e, per la sua estensione (24.6000 metri quadrati e oltre 70 box operativi) e volume di compravendite, è il secondo mercato agricolo d’Italia. (ANSA)