PALERMO – Piange dietro il paravento che nasconde la sua figura. Oggi ha sedici anni, ma è stata convocata in aula per raccontare “tutta la verità e non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza”. Dietro la fredda formula letta dalla giovanissima testimone e parte offesa si nasconde una storia di violenza sessuale e induzione alla prostituzione.
Sotto accusa c’è Dario Nicolicchia, che in un altro processo rischia la condanna a dieci anni di carcere per avere organizzato incontri a pagamento fra clienti facoltosi e una sedicenne. In questa tranche la vittima è ancora più giovane. Vive a Catania, la città in cui incontrò per la prima volta Nicolicchia. Sono “stressata” dice al giudice per le indagini preliminari Lorenzo Matassa. Piange, ha bisogno di un bicchiere d’acqua. Il giudice autorizza la madre a sederle accanto per darle coraggio. Riprende fiato. “Inizialmente si era creato un gruppo di Facebook di cosplayer”: la ragazza racconta la comune passione nel travestirsi come i personaggi dei fumetti giapponesi. “È uno dei mie hobby preferiti”, ma sarebbe divenuto un incubo.
Con Nicolicchia si diedero appuntamento “alla fiera principale a Catania”. Poi, iniziarono i contatti su Whatsapp: “Parlavo soprattutto io, che ero tartassata di problemi, poi ha parlato anche lui dei suoi problemi, mi sono sentita più vicina a lui e ho stretto un legame piuttosto forte”. La separazione dei genitori della ragazzina era al centro della discussione. “Abbiamo iniziato a parlare di robe a sfondo erotico” e così la volta successiva, in occasione di un’altra fiera a Catania, “ci siamo rifugiati nei bagni e abbiamo consumato il nostro primo rapporto… mi ha tolto la verginità”.
Aveva 14 anni. Oggi che ne ha due in più fisicamente è ancora una bambina. È lo stesso giudice a sottolineare che non ci possono essere dubbi o equivoci sulla sua età. “Tecnicamente il signor Nicolicchia sapeva la mia età”, dice lei. Dopo Catania si videro quattro o cinque volte a Palermo. La ragazzina marinava la scuola, saliva sul treno e “lui mi veniva a prendere alla stazione e mi accompagnava a casa sua e qui avevamo dei rapporti…”.
Quindi arrivarono le richieste strane ricostruite nel capo di imputazione dal pm Claudio Camilleri: “Mi chiedeva se avevo voglia di un rapporto a tre con un suo amico.. se volevo prostituirmi”. Le diceva “sarei stata tranquilla, non avrei più avuto problemi economici perché c’erano anche problemi economici di mezzo”. Quali? “Quelli che abbiamo tutti – la ragazzina ora fa discorsi da grandi – magari qualche giorno non si può pagare la bolletta perché ci sono dante cose da pagare, tante spese da fare”.
Per lei, però, non era una questione di soldi. Lei lo amava. Ed era disposta a tutto pur di renderlo felice. Quasi tutto: “Mi ha detto che se fossi rimasta incinta molti avrebbero pagato per avere rapporti con me, io gli ho detto di no… che non avevo intenzione di avere rapporti”. Lo amava, ma oggi le cose sono cambiate. Non c’è più spazio per i sentimenti: “… penso che se mi ritrovassi nel passato mi tirerei due ceffoni e mi farei svegliare… credo che avesse deciso di farmi credere certe cose per sfruttarmi o comunque provare a sfruttarmi… continuava a ripetere ‘dai amore alla fine non avrai più problemi e tutte queste cose qua’”. Ed invece i problemi sono arrivati e hanno il colore torbido dell’infanzia violata.