PALERMO– Grace l’hanno salutata di mattina, per l’ultima volta, alla chiesa del cimitero dei Rotoli. Avvolta in un lenzuolo e poi rinchiusa in una bara, mentre le nuvole si alternavano col sole, come per raccontare l’avvicendarsi di dolore e speranza in questa storia palermitana.
Grace, diciannove anni, ragazza nigeriana incinta. Quattro mesi fa lo sbarco a Palermo, dopo un interminabile viaggio, dopo tragiche peripezie, una preziosa esistenza ignota, come tante, nel segno di quell’umanità sofferente a cui non sappiamo dare il nome.
L’arrivo in una comunità. Il rifiorire della gioia di vivere. Ce l’hai fatta. Hai attraversato il mare in tempesta. Ti sei messa alla prova sul sentiero della migrazione e del distacco. E adesso sorridi. Poi quei malesseri strani, tenaci. Gli esami in ospedale. Una diagnosi crudele. Un tumore. Una lotta all’ultimo coraggio. L’operazione e la chemio con i suoi colpi. Intanto, il bambino in grembo si dissolve sotto l’urto necessario delle terapie somministrate per salvare il salvabile. L’aborto. Grace ha diciannove anni è nella pienezza della sua felicità ritrovata, ma il suo male è più forte e la uccide, domenica scorsa.
Quello che resta è l’impronta del dolore che ha tolto il respiro del traguardo raggiunto. I funerali ai Rotoli. Con mamma e papà che piangono, mentre seguono, in streaming, le esequie delle figlia.
Giorgia Butera che ha prestato affetto e soccorso fino all’ultimo scrive su facebook: “Ogni attimo è stato condiviso nella certezza, che la Vita è un dono meraviglioso, e che bisogna far di tutto perché si viva nella pace, senza abbandonarsi ad isterismi inutili. Io e Grace non ci conoscevamo sino ad un mese fa, ma il bel destino della vita ci ha fatte incontrare. Lei è Amore, lo è stato per me. Lo è stato per chiunque abbia incrociato il suo cammino”.
“Devo dire grazie a tutti – si commuove l’assessore alle Attività sociali, Giuseppe Mattina -. La vicenda è stata caratterizzata dalla generosità. I volontari se ne sono occupati, la solidarietà è stata grande. Al rito funebre eravamo in tanti, con le lacrime agli occhi e questo bene che abbiamo sentito ci dà un po’ di speranza”.
E questa è Palermo, con i suoi tombini intasati e i suoi cantieri serrati, con i suoi pianoforti celesti e le sue bellezze discrete, quando sono vere. Palermo, con il suo cuore che non smette di battere.