PALERMO – Serata alle cantine Donnafugata a Marsala. Una cena con i dem del territorio e qualche parlamentare, e anche Fausto Raciti e Davide Faraone. Matteo Renzi di buon umore, lancia il brindisi rivolto a Davide Faraone: “Un altro bicchiere e fai pace con Raciti. Vogliamo il bacio!”.Un simpatico siparietto più eloquente di tanti retroscena.
Dopo le tensioni altissime della settimana scorsa, con l’attacco sferrato da Davide Faraone e la sua corrente al segretario regionale Fausto Raciti, la due giorni renziana ha imposto una tregua nel partito. Che sembra potrebbe prolungarsi. Infatti, l’impressione è che il redde rationem in direzione non sia esattamente alle porte. La settimana prossima c’è il passaggio dell’insediamento dell’Ars, poi arriveranno le vacanze natalizie e diversi esponenti del partito sono pronti a scommettere che tutto sarà rinviato all’anno prossimo, quando le elezioni politiche saranno alle porte e la spaccatura interna dovrà essere messa da parte, aspettando a quel punto la scadenza naturale per il congresso regionale che eleggerà il successore di Raciti. Dalla base, arrivano sollecitazioni per il cambiamento. “Ci auguriamo che la Segreteria nazionale del Partito Democratico, pur riconoscendo l’impegno prestato da molti, abbia la forza di ringraziare costoro e chiedere loro di fare oggi un passo indietro – scrive in una lettera l’esponente del Pd Manlio Mele -. Tutto ciò nel momento in cui è avvertita l’esigenza di una reale partecipazione da parte di singoli e gruppi organizzati che non sono stati adeguatamente stimolati come la politica avrebbe dovuto fare”, che già aveva chiesto le dimissioni dei vertici regionali, come aveva fatto anche il sindaco di Siracusa Giancarlo Garozzo. Era poi toccato a Faraone e compagni passare all’attacco, puntando alla sostituzione di Raciti con un comitato che, da statuto, gestisca il partito fino al prossimo congresso. L’attacco a tenaglia a Raciti non è riuscito a pieno per le titubanze di una parte dell’area Orlando, che non ha seguito il capocorrente Giuseppe Beretta nell’auspicio di dimissioni del segretario. E così si è arrivati all’oggi e alla battuta di Renzi. Con la resa di Giuliano Pisapia e la facilmente pronosticabile liquidazione di Ap dopo l’addio di Angelino Alfano, un Pd sempre più isolato potrebbe preferire la via di una faticosa unità. Anche raggiungendo qualche compromesso. Sembra andare in questa direzione lo sforzo di Renzi in questi due giorni di non parlare affatto del voto delle Regionali ma di concentrarsi piuttosto sui contenuti, dalla lotta alla mafia, da un p’o’ sparita dal dibattito politico siciliano, alla difesa dei diritti delle donne. Insomma, anche se il “bacio” della battuta dell’ex premier non arriverà, i separati in casa del partito potrebbero essere chiamati dalle contingenze a fare buon viso a cattivo gioco, per affrontare la sfida delle nazionali che si preannuncia tutta in salita, con in Sicilia l’ulteriore spina nel fianco sinistro di un Piero Grasso candidato.