PALERMO – C’è anche il Bar Alba fra i beni sequestrati nel blitz antimafia del nucleo speciale di Polizia Valutaria di Palermo. Come spiega il comandante, Saverio Angiulli, “nell’attività commerciale molto nota in città sarebbero stati investiti i soldi del clan mafioso di Resuttana, tramite Giuseppe Corona personaggio chiave dell’inchiesta”. Corona era capace di trovare dei prestanome disponibili ad intestarsi i beni per riciclare i soldi di Cosa nostra. Fra i prestanome è finito sotto inchiesta anche Giuseppe Tarantino, uno dei precedenti soci del Bar Alba con sedi in Piazza Don Bosco e a Mondello. A Tarantino è stato imposto il divieto di dimora in città. Il bar è regolarmente aperto. Tarantino nel 2016, infatti, ha ceduto le sue quote societarie nella Bar Alba srl e Pasticceria Alba srl ad un altro gruppo. Le due società sono ormai fallite e ne è subentrata una nuova, estranea alle contestazioni, con nuovi soci nella gestione dei bar.
La nota dei nuovi soci
“Restando il plauso al proficuo lavoro della magistratura, è imperativo svolgere alcune precisazioni e distinzioni. Dal giorno 11 aprile 2016 le attività di p.zza Don Bosco e via Regina Margherita meglio conosciute rispettivamente come il BAR ALBA di p.zza Don Bosco e il CAFLISH – BAR ALBA di Mondello, sono di proprietà della società A.P.R. s.r.l., quest’ultima peraltro dal giorno 1 luglio 2018 è stata affidata alla gestione della BUSCEMI s.a.s. nell’ambito di una operazione commerciale in corso di annotazione al Registro delle Imprese.
La detta società A.P.R. s.r.l. non ha nulla a che vedere o a che spartire con le precedenti N PASTICCERIA ALBA s.r.l., BAR ALBA s.r.l. e PASTICCERIA ALBA s.r.l. a più riprese e in vari momenti titolari dei predetti esercizi in epoca antecedente all’aprile 2016, e oggi tutte in fallimento e in passato gestite appunto da Tarantino Giuseppe. E dunque A.P.R. s.r.l. non ha nulla a che vedere o spartire con le società che risulterebbero destinatarie di provvedimenti di sequestro eseguibili semmai in danno dei patrimoni acquisiti dalle pendenti procedure concorsuali.
Tra A.P.R. s.r.l. e le predette società non sussiste dunque alcun legame e alcuna continuità economica o giuridica tanto che la predetta A.P.R. s.r.l. ha dovuto ricominciare da zero ogni attività, richiedere ex novo autorizzazioni e licenze, e persino stipulare nuovi contratti per la locazione degli immobili e nuovi contratti per tutte le utenze, nonché comprare ai pubblici incanti buona parte delle attrezzature e degli arredi.
Tanto precisato i Soci tutti e i Componenti del Consiglio di Amministrazione di A.P.R. s.r.l., escludono nella maniera più categorica di avere mai avuto a che fare con CORONA GIUSEPPE, di avere mai favorito il predetto o altri soggetti in attività di reimpiego di capitali di provenienza illecita e di avere mai avuto alcuna relazione economica con soggetti anche solo ipoteticamente riconducibili ad ambienti criminali o mafiosi.
Pertanto in particolare i componenti tutti del Consiglio di Amministrazione di A.P.R. s.r.l., anzi preannunziano a propria tutela e a tutela di A.P.R. s.r.l. l’avvio di ogni iniziativa volta a difendere l’onere e la reputazione propria e della predetta società. Segnatamente, osservando e ribadendo che A.P.R. s.r.l. non ha avuto notificato alcun provvedimento ablativo, protestano la loro assoluta estraneità ad ogni forma di contiguità con frange deviate del tessuto sociale ed esponenti di ogni sorta delle consorterie malavitose ed anzi riaffermano con forza e fermezza la loro adesione totale ai valori della Legalità, richiamando alla memoria della Collettività tutte le iniziative finora svolte a vario titolo nella lotta al fenomeno delinquenziale in genere e a quello di matrice mafioso in ogni sua forma e nelle competenti sedi innanzi l’Autorità Giudiziaria.Al contempo ribadiscono con altrettanta fermezza la assoluta disponibilità a qualsivoglia confronto con gli Inquirenti purché non venga in nessun modo fatta confusione tra A.P.R. s.r.l., che opera solamente da poco più di due anni, e le precedenti società che hanno gestito i detti punti vendita in questione in un possibile clima di illegalità”.