E rieccoci con la lotta all’evasione.
Come da copione, ad ogni manovra che si rispetti, e che cerchi di farsi rispettare, riappare la formula magica. Cambiano i maghi, tornano le streghe, si mescolano le pozioni, ma la formula è sempre la stessa ed entra sempre nella hit parade del politically correct.
E così anche questa volta. Tra paroloni, nomignoli, acronimi, latinismi ed inglesismi vari, lo lotta all’evasione torreggia sui titoli sgualciti, sui serpentoni luminosi e sulle bocche scucite di grillini parlanti e piddini danzanti.
Tutti gli altri, invece, muti. E del resto, chi deve dire niente? Sacrosanta la lotta all’evasione, ci mancherebbe. Anche se il dubbio che non serva a un granché sorge, visto che sta guerra agli evasori è più lunga di quella dei cent’anni e ancora non accenna a finire. Sarà che questi evasori sono talmente bravi da non farsi mai scovare? Sarà che la loro mamma è sempre incinta e perciò non si possono debellare? O non facciamo che la strombazzata, infinita lotta altro non è che una finta crociata in terra maledetta, dove si va per cristianizzare gl’infedeli dello Stato e si finisce per razziare tutto quello che si può, senza concludere un bel niente?
Boh, ai posteri l’ardua sentenza. Tranquilli, posteri: non spetterà a voi il fardello del giudicato e neppure a quelli che verranno dopo di voi, perché la lotta all’evasione si ripeterà ancora e ancora e ancora … perché i governi ci ameranno ancora.
Fino a quando un demiurgo illuminato non ascenderà al potere e ci amerà talmente tanto da fare l’unica cosa che potrà davvero redimere questo maledetto Paese e salvarci dalla croce: smettere di lottare contro gli evasori e mettersi a fare la lotta alle tasse.
Quelle che infamano i commercianti, che affamano gli stipendi, quelle che azzoppano le partite iva e i partiti di testa, quelle che spaventano i professionisti più di una Samara qualunque, quelle che allontanano fatture e fattucchieri armati d’onesta’, quelle che creano odi di classe e poveri in canna, quelle che fanno scappare i grossi gruppi e le grasse vacche, quelle che creano lavoro nero, che producono cartelle nere, che generano incazzati neri. Quelle che “poi ci devi pagare le tasse” e l’entusiasmo svanisce, il coraggio sparisce, la rassegnazione agisce.
Sono quelle il carcere dell’Italia ed è da lì che si evade; chi per furberia, alcuni per rabbia, tanti per necessità.
Continuate perciò a lottare contro l’evasione, senza far nulla per sciogliere le possenti catene dell’ingiustizia fiscale e l’Italia continuerà ad essere un popolo di poveri Papillon che scappano per non marcire.