La verità, o semplicemente la “sua” verità. Gaspare Spatuzza prova a rendere un po’ più comprensibile, dichiarazione dopo dichiarazione, un periodo denso di dubbi e sospetti. Un anno e mezzo di buio. Di misteri agghiaccianti, di bombe e vittime innocenti, di crisi radicale del Paese. Gaspare Spatuzza sta ricostruendo negli interrogatori resi alle Procure di Palermo, Caltanissetta e Firenze il periodo oscuro fra la primavera del 1992 e l’estate del 1993, quando Cosa nostra cambiò strategia, esportando il terrore “in Continente”. I verbali acquisiti agli atti del processo contro Marcello Dell’Utri sono stati raccolti nel libro “Io accuso” (Novantacento, 320 pagine, 12,90 euro): nel volume Spatuzza descrive gli incontri con i fratelli Graviano a cavallo fra la strage di via D’Amelio e il fallito attentato allo stadio Olimpico di Roma. Con un’accusa pesante ai protagonisti della politica di oggi, da Silvio Berlusconi allo stesso Dell’Utri.
Sullo sfondo un’Italia allo sbando: la crisi di una generazione politica travolta dalle inchieste di Mani Pulite e le difficoltà di un Paese senza più risorse, costretto a svalutare la lira per far fronte alle difficoltà nei conti pubblici, nei giorni della commozione per le bombe a Palermo. Tutto intorno affari e interessi e la promessa di “benefici per tutti” che qualcuno avrebbe fatto alla mafia all’indomani degli omicidi di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e le scorte. E la storia della conversione di un uomo che porta sulla coscienza la responsabilità di “una quarantina fra stragi e omicidi”.