La capolista e l'ira di Drago| Lega siciliana: volano stracci - Live Sicilia

La capolista e l’ira di Drago| Lega siciliana: volano stracci

La versione di Angelo Attaguile.

CATANIA – Volano stracci nella Lega siciliana. Primo in ordine di tempo l’arresto dei fratelli Caputo a Monreale. Poi la guerra aperta tra il sindaco di Aci Castello Filippo Drago e il segretario regionale Angelo Attaguile. Brucia il paradosso della discesa del Carroccio al di sotto della linea gotica. Perché al netto del quasi 5% raccolto in zona Etna, il pallottoliere degli eletti in Sicilia orientale è pari a zero. Inevitabile la resa dei conti e la caccia ai possibili responsabili. Così al centro della contesa finisce a distanza di mesi la candidatura di Carmelina Droise capolista a Siracusa. “Attaguile ha messo la sua segretaria… Queste cose i nostri elettori non ce le perdonano”, è il bisbiglio intercettato dal giornalista Mario Barresi. Matteo Salvini, intanto, ha cose più importanti a cui pensare. Del tipo: fare un governo con di Maio salvando le capre e i cavoli del centrodestra non più berlusconiano. Intanto la Lega in Sicilia è commissariata a metà, con il varesotto Stefano Candiani chiamato a fare l’amministratore di sostegno del carroccio isolano.

Attaguile, il quadro è complicato. Cerchiamo quindi di mettere un po’ di ordine: la Droise è o no la sua segretaria?

“Sbagliato parlare di segretaria. Da cinque anni collabora al mio fianco nel progetto leghista. In tal senso si era già spesa alle Europee quando noi eravamo ancora al 3%. Per me si trattava di una candidatura importante, sia dal punto di vista del prestigio che del contributo elettorale che pensavamo avrebbe portato”.

Però non è conosciuta ai più. Almeno, non quanto il sindaco Drago.

“Sulla scorta del meccanismo dell’alternanza di genere, correva l’obbligo di mettere un capolista uomo e una donna. A Catania avevo messo il vicesindaco di Mascalucia Fabio Cantarella. Avrei voluto mettere anche Drago da quest’altra parte, ma tecnicamente non era possibile. Quindi abbiamo puntato sulle eventuali dimissioni della Droise una volta eletta.

Ecco, una candidatura a termine. Questa l’idea?

“Guardi, lei meritava più di tutti di essere della competizione. Appunto per l’impegno profuso impegno sin dalla prima ora. Drago c’è rimasto male perché voleva essere lui il capolista,  ma non era tecnicamente possibile”.

Ho capito, forse è meglio definirla una candidatura di servizio.

“Sì, di servizio. Ma sempre nell’’interesse della crescita del movimento. Io cerco sempre di valorizzare quelle persone che possono dare un contributo alla Lega”.

E Drago?

“Forse questa cosa non l’ha capita. Tra Drago e Cantarella, quest’ultimo aveva più chance. Ma anche un diritto di precedenza perché è entrato nella Lega prima del sindaco di Aci Castello. E a queste cose bado parecchio ”.

Chi ha deciso in ultimo le candidature siciliane, lei o Matteo Salvini?

“Quelle della Sicilia orientale le ho concordate con il nostro segretario. Ci siamo incontrati a Milano e lì è stato lui a consigliarmi. Anzi, è stato lui a consigliarmi d’inserire la Droise prima di Drago e dopo Cantarella qui sotto il Vulcano. Questo perché lui stesso la voleva a Roma”.

Dopo il caso Caputo, non teme che la rivelazione su possibili dimissioni programmate possa suscitare l’attenzione dell’autorità giudiziaria?

“Ma non c’entra nulla. Non vedo alcun nesso tra la Droise e Caputo… Lei è stata candidata per l’impegno dato a Catania. Mi spiace che per mille voti non sia stata eletta”.

Sì, ma la staffetta con Drago?

“Altra cosa se, una volta eletta, la Droise poteva magari essere impegnata in un altro settore e si sarebbe potuto ipotizzare un subentro. Quello sarebbe stato un discorso di organizzazione interna al partito…”

Torniamo a Caputo e al suo presunto coinvolgimento.

“Anche qui, io non c’entro. Era un candidato che non conoscevo. Me l’hanno presentato dopo l’ingresso nella Lega, mi hanno detto che proveniva dall’Msi, dalla destra. Ma tutto ciò poco m’interessa perché non ho ricevuto alcun avviso di garanzia.  Non ho ricevuto nulla”.

Ci spiega allora come stanno le cose?

“Intanto non c’entra nulla il voto di scambio. E io non c’entro con la sua campagna elettorale. Ho semplicemente detto che per me andava bene la candidatura del figlio in quanto lui era incandidabile. Io ho parlato del figlio”.

Come nasce l’ipotesi di candidare il fratello?

“Non ne sapevo nulla, l’ho appreso soltanto in campagna elettorale. Le liste ad occidente non le ho fatte io. A prescindere, lo ripeto: io non ho ricevuto alcuna comunicazione da parte delle autorità. Non c’è nessun reato da parte mia. Ritengo che anche Pagano non abbia commesso alcunché”.

Cosa vi ha riferito Matteo Salvini?

“A lui è sembrato un film di Totò…”.

Proprio così?

“Ha pensato che si dovesse attenzionare la Lega prima delle consultazioni al Quirinale…”

Ricucirà la crisi con Drago?

“Ho visto il suo impegno in funzione di una collaborazione, di una disponibilità. Drago è una persona preparata, importante e che può dare un contributo al partito. Però il contributo bisogna darlo senza nessuno rancore. Perché, oltretutto, se si fosse impegnato di più magari oggi sarebbe lui deputato”

 

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