CATANIA. Sette arresti, profitti illeciti per 4milioni e mezzo di euro e una vera e propria organizzazione che si occupava di “abusiva mediazione creditizia” azzerata. L’operazione “Broke abuse” della Guardia di Finanza guidata da Roberto Manna, punta dritto ai piani alti della finanza italiana e all’asse nato tra falsi broker finanziari catanesi che facevano da intermediari per ottenere finanziamenti dalla banca Mps Capital Service e Monte dei Paschi di Siena. Catania era punto di riferimento a livello nazionale per lo smistamento di pratiche di richiesta di finanziamenti, dietro anticipazione di commissioni milionarie. Gli arrestati sono: Domenico Marcuccio, consulente aziendale, D.Z., perito informatico, Giuseppe Quattrocchi, commercialista, Placido Bruno, impiegato di banca, Angelo Porto, libero professionista, Giampiero Meschino, funzionario di Mps Capital Service Spa e Andrea Conti, pensionato.
Di rilievo la presenza, tra gli indagati, di Paolo Bartoluzzi, europarlamentare del PdL dal 2009 al 2014. Bartoluzzi è indagato a piede libero “per l’influenza esercitata -scrivono gli investigatori- sui dirigenti di alcune banche” insieme a Giampiero Meschino, funzionario della Mps Capital Service Spa, per l’opera di preventivo esame e “aggiustamento” delle pratiche da trattare. “Il ruolo rivestito da Bartolozzi -spiega la Guardia di Finanza- nel sodalizio criminale, emerge dal tenore di diverse conversazioni”. Agli atti ci sono i dialoghi tra Domenico Marcuccio, consulente aziendale arrestato e Andrea Fiorentino, secondo gli inquirenti “intermediario di Bartolozzi e destinatario di diverse somme di denaro, tramite ricariche postepay, sempre dirette a Bartolozzi”.
Le indagini hanno tratto origine da due “segnalazioni di operazioni sospette” trasmesse dall’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia sul conto di Domenico Marcuccio, imprenditore operante nel settore dei servizi alle imprese, relative al versamento di numerosi assegni bancari, per oltre 3 milioni di euro, emessi da società aventi sede in diverse regioni italiane (Lombardia, Toscana, Lazio, Campania e Sicilia) e contestuale prelievo, in contanti, di parte di dette somme. Le investigazioni del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania – condotte anche attraverso l’ausilio di intercettazioni telefoniche, accertamenti bancari e acquisizioni documentali -hanno consentito di appurare l’esistenza di un’organizzazione, con base in Sicilia e Toscana che, approfittando dello stato di forte difficoltà economica di alcune aziende che non riuscivano più ad accedere al credito bancario, prometteva loro di ottenere i finanziamenti necessari, anche in difetto delle previste garanzie patrimoniali.
L’attività, svolta in modo abusivo in quanto non autorizzata dalla Banca d’Italia (Ente che gestisce l’albo dei “mediatori creditizi”), è stata promossa e organizzata dal Marcuccio, unitamente agli altri indagati, ognuno dei quali aveva uno specifico ruolo operativo, per il quale percepiva parte dei proventi delittuosi. In particolare, Domenico Marcuccio – avvalendosi dei propri collaboratori catanesi Davide Quattrocchi, Placido Bruno e Angelo Salvatore Porto – si occupava di individuare imprese che necessitavano di finanziamenti bancari alle quali proporre la possibilità, previo pagamento di commissioni, di accedere al credito da parte degli Istituti“Monte dei Paschi di Siena” e “MPS Capital Services” (entrambi facenti parte del medesimo gruppo bancario).
Il braccio destro del Marcuccio, D.Z., aveva il compito di prendere contatti con gli imprenditori in difficoltà economica e proporre loro le condizioni della consulenza offerta, finalizzata a “favorire” il buon esito della pratica di finanziamento. Tali condizioni consistevano, in buona sostanza, nel pagamento immediato di un anticipo pari al 50% della provvigione, determinata in misura variabile tra il 4 e il 6% del finanziamento richiesto alla banca.
L’imprenditore che accettava poteva incontrare il Marcuccio. Gli incontri avvenivano sia presso una sala riservata dell’Hotel Sheraton di Firenze sia presso le sedi di Firenze e Siena dei due Istituti di credito. In tali circostanze, il principale indagato – presentandosicome funzionario della Fondazione del Monte dei Paschi di Siena, competente adeliberare l’erogazione del finanziamento – sottoponeva ai clienti un contratto di consulenza e chiedeva il pagamento della prima tranche del compenso pattuito.
La città di Firenze costituiva per i sodali un importante snodo, sia in quanto sede della Mps Capital Service, sia perché base degli altri indagati, la cui attività era essenziale per il buon esito degli affari illeciti.