CATANIA- Conto alla rovescia per la sentenza del processo scaturito dall’operazione Reset, condotta dalla Guardia di Finanza tra i vicoli controllati dal gruppo del Villaggio Sant’Agata, quello di Picanello, la Civita, il gruppo di San Cosimo e il clan dei Carcagnusi.
Una maxi inchiesta condotta dalla Procura di Giovanni Salvi e affidata ai pubblici ministeri Andrea Bonomo e Iole Boscarino.
Punto di riferimento delle squadre mafiose sarebbe, secondo le indagini della Finanza, il centro scommesse di via Plebiscito, dove le cimici beccano Romano Cristofaro mentre parla con la moglie Mariangela Zucchero, figlia del noto Giuseppe. La discussione verte sull’incarico ricevuto da Francesco Santapaola, figlio di Nitto, di gestire la riscossione di un credito usuraio con il cugino Peppe Santapaola. E Romano racconta di aver dichiarato, davanti ad altri affiliati, che “alla testa di tutti quelli che siamo qua dentro…gli ho detto…perché portiamo il nome dello zio…non ce lo dimentichiamo mai e poi ci distinguiamo in gruppi…gli ho detto…ma il nome è uno solo…o il suo…o di Aldo…e niente…c’è stato il colpo dell’applauso!”. Applausi quando scappa il nome dei capi supremi, Nitto, o Aldo Ercolano, il killer di Pippo Fava, che dal 41bis non si sa come, è riuscito a mantenere prestigio e controllo dei vari gruppi criminali catanesi, mafia militare compresa.
Il cuore dell’operazione Reset è il gruppo della Stazione, rimasto operativo nonostante i numerosi arresti della Procura di Catania, che ha incastrato il reggente Giuseppe Zucchero, alcuni suoi famigliari (Patrizia Borzì, Santo e Domenico Zucchero”), e gli affiliati Agostino Pomponio e Antonino Puglisi. Le indagini hanno confermato che questo clan rappresenta il cuore pulsante della famiglia Ercolano Santapaola, risultando “centrale nella gestione delle questioni associative dei gruppi della stessa organizzazione”.
Si avvicina la sentenza di primo grado, ecco tutte le richieste di pena per ciascun imputato.
Romano Cristofaro, associazione mafiosa, estorsioni, usura, incendio, 20 anni di reclusione; Davide Silverio, associazione mafiosa, estorsioni e usura, 20 anni di reclusione; Domenico Zuccaro, associazione mafiosa ed estorsione, 20 anni di reclusione; Alessandro Albergo, 9 anni e 8 mesi di reclusione; Marco Arena, 9 anni e 8 mesi di reclusione; Alessandro Scalia, 10 anni di reclusione; Alessandro Vella, “ha ammesso le proprie responsabilità”, 7 anni di reclusione; Orazio Bonfiglio, 15 anni di reclusione; Angelo Gallo, 9 anni e 8 mesi di reclusione; Francesco Faro, recidivo reiterato, 14 anni e 8 mesi di reclusione; Francesco Liberato, 16 anni e 4 mesi di reclusione; Salvatore Mirabella, 12 anni di reclusione; Angelo Mirabile, tentata estorsione pluriaggravata, 5 anni di reclusione; Antonio Puglisi, estorsione pluriaggravata, 10 anni e 6.000 euro di multa; Benedetto Zucchero, associazione mafiosa ed altri reati, 15 anni e 4 mesi di reclusione.