CATANIA – La seconda municipalità non avrà più asili nido comunali. Sembra infatti che il nuovo piano presentato dall’amministrazione comunale non preveda, per la circoscrizione che conta circa 80 mila abitanti, alcuna struttura gestita dal Comune. A differenza di quanto annunciato in precedenza, nemmeno la struttura di via Calipso rimarrà a gestione pubblica, passando alle cooperative sociali. Cambia ancora, dunque, il quadro delle strutture per piccolissimi, vera e propria gatta da pelare dell’amministrazione targata Enzo Bianco che, sin dall’inizio del mandato ha dovuto fare i conti con le ristrettezze del piano di rientro che ha coinvolto anche gli asili nido pubblici.
“Della necessità di rimodulare le strutture comunali eravamo a conoscenza – afferma Marco Di Blasi, consigliere della circoscrizione e presidente di uno degli asili nido della zona. Ma vorremmo capire la ratio che ha portato all’esternalizzazione di tutte le strutture presenti nel quartiere quando altre municipalità avranno almeno un asilo comunale, totalmente pubblico. Un segnale di presenza in una zona come la nostra”. E questo, riferisce ancora Di Blasi, nonostante l’assessore all’armonia sociale, Fiorentino Trojano, avesse assicurato il mantenimento sotto l’ala comunale delle strutture con più iscritti. E invece, il nido di via Caduti del Lavoro diventerà spazio gioco e quello di via Calipso sarà affidato alle cooperative. “Questo asilo è pieno di bambini – continua il consigliere – e c’è sempre una lunga lista di attesa, per cui non è chiaro il motivo per cui l’amministrazione voglia cederlo alle cooperative”
Di Blasi chiede di conoscere, direttamente dalla bocca del primo cittadino, le motivazioni di questa rimodulazione e quelle per cui, i fondi Pac, “che per legge potrebbero essere destinati per potenziare le strutture pubbliche – sottolinea – siano stati riservati alle cooperative sociali”. E di sapere il motivo per cui, rispetto alle altre circoscrizioni, la seconda sia stata “mutilata”. “Chiediamo che il piano venga rivisto – incalza – e che venga garantita almeno una struttura comunale all’interno della seconda municipalità”.
Quello degli asili nido è comunque un problema che va oltre la politica. O meglio, oltre quella dei partiti. la questione si ripercuoterà infatti sule lavoratrici e sulle famiglie. Le prime, qualificate e entrate per concorso, che verranno destinate ad atre direzioni comunali “disperdendo un patrimonio di conoscenze e professionalità”.
Come spiega Gilda D’Alessandro, rappresentante delle mamme dei bimbi che frequentano l’asilo di via Calipso. “Non riusciamo a capire come mai un asilo nido che ha 76 iscritti, che ha già 52 bambini frequentanti, deve essere esternalizzato. Eppure – spiega – gli stipendi delle educatrici sono pagati dall’amministrazione e dalle nostre rette. I fondi pac – prosegue – è sempre stato detto sarebbero servite a incrementare. Anche relativamente ai fondi Pac – aggiunge – è stato sempre detto che servivano per riattivare e incrementare gli asili nido che avevano pochi iscritti. Non certo quelli, come questo di via Calipso, dove ci sono le liste d’attesa”.
Una struttura non certo nuova, piena di necessità e bisognosa di manutenzione, quella a pochi passi dal Lungomare, apprezzata però dalle mamme che ripongono piena fiducia nelle educatrici comunali e sarebbero disposte anche a pagare qualcosina di più ogni mese, pur di affidare i propri figli a persone fidate. “Per noi sono delle nostre sostitute – continua – e, con i nostri figli si comportano come delle persone di famiglia. Non si spiega il motivo per cui la gestione un asilo come questo vada esternalizzata, a meno che, e mi dispiace dirlo, qualcuno non ci voglia guadagnare qualcosa. Io sono di Gravina, lavoro a Ognina – conclude – ditemi dove devo andare a portare mia figlia”.