CATANIA – Il ricorso del Co.Lo.Coop è infondato. Lo ha deciso il Tar di Catania con una sentenza depositata il 30 maggio scorso con cui respinge l’istanza presentata dal Consorzio con cui impugnava “il provvedimento di revoca e recesso del contratto adottato dall’azienda ospedaliera” Cannizzaro di Catania “a seguito dell’informazione prefettizia interdittiva comunicata dalla Prefettura di Milano”. La sezione terza, inoltre, per ciò che “riguarda il provvedimento di revoca adottato dall’Azienda ospedaliera, esso – scrivono i giudici -è essenzialmente consequenziale all’informativa prefettizia, per cui anche le contestazioni in merito risultano infondate”.
I giudici amministrativi di Catania chiudono un capitolo (anche se solo uno) dell’intricata vicenda giudiziaria che dall’appalto “sospetto” dell’Asp di Caserta ha gettato ombre anche sul contratto per i servizi ausiliari al Cannizzaro. Solo uno perchè nella sentenza il Tar, in conclusione, precisa che “il ricorso è infondato e va respinto, fatte salve le nuove valutazioni che la Prefettura di Milano dovrà adottare nell’ambito del procedimento già avviato su istanza del Co.lo.Coop. Su questo punto, infatti, i legali del Consorzio hanno già tenuto un’audizione dal prefetto milanese dove hanno presentato una voluminosa memoria difensiva.
IL RICORSO DEL COLOCOOP. Il ricorso da parte del Co.lo.Coop era stato presentato dall’avvocato Gaetano Tafuri a meno di 24 ore dal provvedimento da parte del Cannizzaro con cui revocava l’appalto e riusciva ad ottenere dal Tar una sospensione cautelare temporanea della “rescissione”. Al Tar il Colocoop documentando anche “il danno grave ed irreparabile conseguente alla contestuale revoca di numerosi contratti d’appalto in corso di svolgimento presso diverse pubbliche amministrazioni per effetto delle erronee valutazioni del Prefetto di Milano” aveva dunque chiesto “l’annullamento dei provvedimenti impugnati”.”Il consorzio ricorrente – si legge nella sentenza – ritiene, infatti, che il provvedimento impugnato sia la conseguenza di un’illegittima, errata, illogica e travisata informativa antimafia, adottata dalla Prefettura di Milano sulla base di fatti occorsi nell’anno 2012, durante l’espletamento di una procedura di gara presso l’A.S.P. di Caserta, che hanno coinvolto esclusivamente il Sig. De Feudis Pasquale, dipendente di una cooperativa consorziata, mentre né l’impresa, né il legale rappresentante, o qualche suo amministratore, socio o sindaco risulta coinvolto nella predetta vicenda. In particolare, la difesa – scrivono ancora i giudici – di parte ricorrente sostiene l’inesistenza delle condizioni di legge al fine di poter accertare il tentativo d’infiltrazione mafiosa nei confronti del consorzio, dato che i fatti rilevabili dall’ordinanza del Gip del Tribunale di Napoli si riferiscono esclusivamente a De Feudis Pasquale e a un altro soggetto, semplici dipendenti di una cooperativa consorziata i quali non hanno mai rivestito alcuna carica o funzione direttiva in grado di poter indirizzarne l’attività del consorzio e hanno, semmai, agito autonomamente e per interessi personali”.
LE PARTI COSTITUITE IN GIUDIZIO. Nel procedimento si è costituito in giudizio il Ministero dell’Interno che ha chiesto al Tar il rigetto del ricorso del Co.lo.Coop. Anche l’Azienda Cannizzaro si è costituita in giudizio, rilevando l’infondatezza del ricorso “tenuto anche conto – si legge nel dispositivo – della natura “vincolata” del provvedimento impugnato”. Il Cannizzaro, attraverso i suoi legali, ha inoltre “prodotto documenti dalla quale emergerebbe la spendita di poteri di rappresentanza del consorzio in capo a De Feudis”.
LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA. “Nel merito – scrivono i giudici della terza sezione penale del Tar – il ricorso è infondato tenuto conto della consolidata giurisprudenza formatosi con riferimento alla cd. interdittiva antimafia “tipica”. Va rilevato che l’informativa impugnata – si legge ancora nel dispositivo – dopo aver richiamato le risultanze delle indagini che hanno condotto all’emissione dell’ordinanza di esecuzione di misure cautelari personali nei confronti, tra l’altro, di De Feudis Pasquale e un altro indagato, dipendenti di imprese consorziate al Co.Lo.Coop. (ordinanza confermata in sede di riesame proposto dal sig. De Feudis), ha delineato la posizione soggettiva e il ruolo assunto dai predetti dipendenti quali “punti di contatto” tra il Consorzio e gli indagati che sarebbero “presuntivamente legati al clan camorristico dei Belforte e tutti a vario titolo coinvolti nel reato di turbativa d’asta; ha, quindi, evidenziato, come il De Feudis fosse stato ritenuto dal GIP “tra i principali protagonisti del sistema di intese illecite tra politica, camorra e imprenditori” e ha rilevato come nemmeno la sostituzione del Presidente del c.d.a di Co.lo.Coop possa escludere il pericolo di infiltrazioni mafiose; ha concluso, infine, di non potere escludere illeciti condizionamenti sulle scelte del consorzio ricorrente, tenuto conto del ruolo particolarmente pregnante riconosciuto ai due dipendenti e all’emersione “di una consolidata gestione di fatto della Co.Lo.Coop da parte del presunto appartenente al clan Belforte”. In base a queste motivazioni il Tar ha ritenuto le “argomentazioni deduttive sulle quali si basa l’informativa appaiono idonee, nel suo insieme, a delineare elementi di fatto sintomatici e rivelatori di possibili tentativi di ingerenza nell’attività imprenditoriale della criminalità organizzata e che l’autonoma valutazione conclusiva espressa dal Prefetto appare immune dalle denunciate illegittimità”. I giudici inoltre sottolineano come l’apparato che rappresenta il fondamento del giudizio del prefetto di Milano del “possibile condizionamento del consorzio da parte di un’organizzazione camorristica sono emersi da una richiesta di applicazione di misura cautelare”.
LA REPLICA DEL CO.LO.COOP. “Le sentenze si rispettano nella loro integrità – dichiara a LiveSiciliaCatania l’avvocato Gaetano Tafuri, difensore del Co.lo.coop – questa non la condividiamo però nel contenuto e quindi, anche in considerazione degli effetti drammatici che avrà sul Consorzio, presenteremo in queste ore appello al Consiglio di Giustizia Amministrativa. Confidiamo che l’amministrazione ospedaliera – aggiunge il legale – adotti un comportamento prudente, come ha fatto finora, vista anche la delicatezza della vicenda in attesa della pronuncia cautelare che chiederemo al Cga”.