CATANIA – Dopo aver ascoltato e letto, negli ultimi giorni, varie prese di posizione credo sia opportuno intervenire nella discussione aperta in merito alla nuova sede della sezione Lavoro del Tribunale di Catania. Una vicenda, quella degli uffici affittati nell’immobile di via Guardia della Carvana, sulla cui gestione ancora una volta il Sindaco Raffaele Stancanelli vuole far credere di essere vittima quando invece è bene che la Città ricordi come proprio il Sindaco è responsabile di una scelta che definire azzardata è poca cosa. Una scelta sbagliata e totalmente contraria a qualunque logica di utilità e buon senso.
Una decisione che ha comportato lo spreco di oltre due milioni di euro: soldi pubblici che certamente avrebbero potuto essere utilizzati in modo migliore.
Non si può negare come l’attuale sede di via Verona sia totalmente inadeguata, insicura e con spazi insufficienti. L’edificio è in affitto e costa non meno di 250 mila euro l’anno. Quella sede, inadatta a servire una sezione del Tribunale che ha almeno 24 mila procedimenti pendenti, è pur sempre servita da due parcheggi privati e si trova nelle adiacenze delle altre strutture giudiziarie. Non sono ragioni sufficienti per restare, lo so bene. Ma di certo il rimedio è stato il peggiore possibile: sono stati scelti dei locali che non hanno il benché minimo requisito per accogliere dignitosamente magistrati, avvocati, utenti e personale di cancelleria. Invece è successo proprio questo ed il responsabile di questa scelta folle, perseguita ad una velocità mai vista, è il primo cittadino che ora finge di non saperne nulla. Anzi, a sentire quello che ha dichiarato durante la cerimonia di apertura dell’anno giudiziario – “Via della Carvana è stata una scelta che non so come definire. Aggiungo che purtroppo quella scelta è però stata fatta”– sembra quasi che i locali si siano affittati da soli. Ma le cose non sono andate così.
La sede di via Della Carvana è stata individuata dal Comune, adempimento di sua competenza, che ha stipulato il contratto di affitto prima ancora che la Commissione di Manutenzione degli Uffici Giudiziari della Corte di Appello, al cui vaglio la scelta doveva essere sottoposta, esprimesse il suo parere definitivo. Il parere favorevole della Commissione è dunque arrivato a cose fatte ma il trasferimento di sede non è stato attuato. Ciò perché da subito sono emersi problemi sia pratici che giuridici. Frattanto i locali di via Verona, ancora in affitto, non vengono più tenuti in manutenzione e sono in pessime condizioni.
Insomma un pastrocchio in piena regola che costa ai cittadini 70 mila euro al mese solo per l’affitto dei locali inadeguati di via Della Carvana e non meno di 20 mila euro al mese per quelli, ormai fatiscenti, di via Verona.
In questi anni sul trasferimento degli uffici giudiziari abbiamo sentito fare fin troppe ipotesi belle, brutte, più o meno suggestive. Io a questo gioco di società non partecipo.
Una soluzione adeguata a questa annosa vicenda credo che vada ricercata nell’ambito di una più complessiva programmazione della ubicazione degli uffici pubblici e coinvolgendo prima di tutto chi ha il diritto ad essere interpellato: gli avvocati, i magistrati, il personale di cancelleria. Io farei così.
Mi stupisce che chi ha delle precise responsabilità si ostini a giocare a spararla più grossa, mentre avrebbe potuto e dovuto – nel rispetto della Città – leggere quanto meno le carte e ragionare, per capire che in via Della Carvana gli spazi sono suddivisi male, col risultato che le future aule di udienza sono più piccole di quelle di via Verona e non potranno contenere più di dieci persone; che l’archivio non consente nemmeno il montaggio di scaffali perché costellato da pilastri; che non ci sono parcheggi nelle adiacenze; che la struttura urbanistica della zona e i locali stessi non sono in grado di accogliere un’utenza giornaliera stimata in circa mille persone.
Insomma ci piacerebbe sapere, e sono sicuro che questo mio desiderio è condiviso da moltissimi catanesi, perché il Sindaco ha scelto proprio quei locali di via Della Carvana.