CATANIA – Una “follia inconcepibile, il nuovo sacco della città che prevede, sul fronte mare, palazzi fino a 18 piani”. Così Confcommercio definisce il Piano regolatore predisposto dall’amministrazione Stancanelli, che il sindaco vorrebbe portare in Consiglio comunale prima possibile. E lo fa dopo un attento studio, che ha permesso di svelare alcuni aspetti fino a oggi sottaciuti che i rappresentanti dell’associazione di commercianti hanno diffuso nel corso di una conferenza stampa, “Non per metterci di traverso – spiega a LivesiciliaCatania il presidente Ascom, Giovanni Saguto – ma per contribuire con le nostre proposte a migliorare un piano che ci ritroveremo per decenni”.
Per Confcommercio, la proposta dell’amministrazione comunale è “degna delle migliori speculazioni edilizie degli anni Sessanta”; per questo l’associazione invita il consiglio comunale a sospendere la trattazione del documento e riconsiderarne obiettivi e strategie, tenendo in considerazione elementi ambientali e paesaggistici. “Questo Piano regolatore sembra rispecchiare i canoni degli anni 60, quando si costruiva ovunque senza criterio” – attacca Francesco Sorbello, rappresentante dell’associazione.
Due i punti, in particolare, sui quali l’associazione dei commercianti punta il dito: il dimensionamento anagrafico e urbanistico, che non terrebbe conto del reale trend di crescita demografica, prevedendo dunque troppi vani, e il waterfront, il fornte mare per cui è prevista una vera e propria colata di cemento.
Nel Piano viene infatti formulata una prospettiva di crescita demografica di 39.500 unità che condiziona le facoltà edificatorie per eccesso. “Si consideri che la popolazione dell’intera provincia è cresciuta nell’ultimo ventennio di soli 55 mila unità – continua Sorbello – per cui appare del tutto sproporzionata la prospettiva di crescita della città, pur considerano le eventuali migrazioni dai comuni dell’hinterland. Inoltre, la Città presenta una consistenza immobiliare – edifici privati residenziali – che nel passato è stata capace di ospitare ben 400 mila residenti, tale, infatti, era la popolazione nel 1971”. Una previsione che, per Confcommercio, si scontrerebbe con l’esigenza, più volte evidenziata, di recupero del patrimonio edilizio esistente.
Ma ciò che ha fatto gridare allo scandalo è la possibilità di costruire palazzoni di 18 piani in uno dei punti del waterfront di maggior pregio. Qui, infatti, nell’area risorsa compresa tra piazza Europa e il limite Nord del Porto, la previsione è quella di realizzare sul mare di torri fino a 18 elevazioni che significa circa 60 metri di altezza. “Un ammasso di cemento che deturpa il contesto ambientale del lungomare ed anche l’ambito urbano limitrofo – sottolinea Sorbello – piuttosto che riqualificarlo, e genera valore solo per coloro che vi costruiranno”.
Una scelta definita incoerente soprattutto perché il cemento prenderebbe il posto dell’acciaio attualmente costituito dai binari delle Ferrovie dello Stato. “Ci appare davvero assurdo – incalza -che da un lato si prefiguri la demolizione degli archi della marina per “avvicinare” la città al mare e dall’altro si recida definitivamente il rapporto di piazza Europa e piazza dei Martiri con il mare lasciandone il godimento a pochi eletti. Si tratta di aree strategiche che, invece, potrebbero divenire trainanti nella prospettiva di costruire solo una rete di percorsi ad attrazione turistica, e riavvicinare, senza compromessi, fisicamente i catanesi al mare. Una scelta che non possiamo condividere per nessuna ragione al mondo”.
Ma Confcommercio non si limita ad affrontare queste due scelte: sotto accusa anche la previsione dei servizi per i quartieri, assenti o quasi in particolare nelle zone centrali della città.