PALERMO – L’assenza di tempi morti in un calcio che non si ferma mai. In ventiquattro ore si è passati dal timore per lo spauracchio Sampdoria alla gioia per il secondo successo consecutivo (eguagliata la striscia positiva che a inizio stagione era valsa un primato effimero e per certi aspetti fortuito), quindi al ricorso a calcolatrici e pallottolieri. Il dato di fatto è che il Palermo è vivo e in piena corsa. La rivincita dei bolliti si trasforma in un’altra prova di orgoglio e vigore di un gruppo deriso, criticato e abbandonato eppure rimasto in piedi. Ancora loro, sempre loro: Sorrentino, Maresca e Gilardino. Professionisti caparbi con quel tocco di personalità che nei precedenti tre mesi era mancato. E con un Vazquez in più. Nessun trionfalismo, semmai qualche rammarico. Ma non c’è il tempo per soffermarsi su quel che poteva essere, bisogna dedicare ogni stilla di sudore alle prossime due settimane di fuoco. Per una volta tanto, non una frase fatta. Ardore e adrenalina a mille sino all’ultimo istante della stagione, come non accadeva dalla finale di Coppa Italia contro l’Inter. Era il 2011, in mezzo un susseguirsi di epiloghi a giochi già fatti. Nel bene e nel male.
Dunque, sarà lotta serrata sino al calo del sipario. O meglio, così dovrebbe essere. Sembrerebbe questo il più logico sviluppo di una trama che non trova appigli nelle certezze. Tuttavia, dopo settimane di tabelle e supposizioni, ora è la matematica a dovere calcare il palcoscenico di una lotta salvezza che, a vederla da lontano, trasmette emozioni e suscita interesse. Questione di nervi, invece, per chi è coinvolto. È il momento di cominciare a fare i conti. Andiamo per gradi. Trentasettesima nonché penultima giornata, permanenza in palio su quattro campi: il “Franchi” per Fiorentina-Palermo, il “Braglia” per Carpi-Lazio, l’”Atleti Azzurri d’Italia” per Atalanta-Udinese e il “Ferraris” per Sampdoria-Genoa. Tutte in contemporanea. Partiamo dai blucerchiati: la salvezza è a un punto, altrimenti bisognerebbe affidarsi a un mancato successo di una tra le squadre allenate rispettivamente da Ballardini e Castori. Una vittoria di rosa ed emiliani, costringerebbe la formazione di Montella a tenere drizzate le antenne nell’ultima contro la Juventus a Torino. L’aritmetica invita alla cautela, le probabilità assistono la Doria. Allo stato attuale delle cose.
Chi non può concedersi il lusso di ragionare sono le altre tre contendenti. In caso di sconfitta a Bergamo, l’Udinese rischia di giocarsi il tutto per tutto in un drammatico spareggio all’ultima giornata con il Carpi. Ipotesi da non escludere neanche in caso di pareggio e, persino, di vittoria. Qualora i biancorossi si imponessero con la Lazio. Ma a quel punto tutto dipenderebbe dal Palermo. In caso di vittoria a Firenze, i rosanero avrebbero la certezza di veder messo in palio il loro destino contro il Verona, senza dipendere da nessuno. Con mancata vittoria degli emiliani e k.o. bianconero, addirittura, Sorrentino e compagni sarebbero matematicamente salvi. E il discorso si restringerebbe al confronto diretto della “Dacia Arena”. Un pari, invece, terrebbe in corsa i rosa ma in quel caso bisognerebbe affidarsi alle notizie provenienti dagli altri campi per quantificare speranze e chances. Discorso identico in caso di sconfitta, tuttavia se i friulani facessero punti e la squadra di patron Bonacini ottenesse l’intera posta a quel punto i siciliani sarebbero virtualmente retrocessi (la differenza reti di +9 per il gruppo di Castori aumenterebbe e solo una doppia clamorosa goleada delle squadre di casa in Palermo-Verona e Udinese-Carpi la renderebbe reversibile). Il confine è labile tra ipotesi e certezze in quello che, comunque vada, sarà un finale thriller.
