PALERMO – Al via l’ottava edizione del Mediterraneo Antirazzista, la manifestazione di sport, cultura e solidarietà che promuove lo sport come strumento per abbattere frontiere e costruire diritti e che si pone l’obiettivo di coinvolgere quartieri e comunità di immigrati che vivono all’interno delle città, dalle periferie al centro. Dal 26 aprile al 14 giugno si darà vita, anche quest’anno, a modi diversi di vivere e pensare le nostre città, attraverso occasioni di incontro inedite. Quest’anno il Mediterraneo Antirazzista varcherà nuovi confini, introducendo nuove tappe nel resto d’Italia. Si partirà il 26 aprile con la prima tappa proprio a Milano. Il 2 maggio a Lampedusa, il 14 e 15 maggio a Napoli, continuando il 16 e il 17 maggio nella capitale (Roma), il 30 e 31 maggio a Genova, il 5 e 6 giugno a Catania, per concludere con il torneo palermitano dall’11 al 14 giugno.
Il Mediterraneo antirazzista non è, chiaramente, soltanto una manifestazione sportiva, ma è soprattutto un dispositivo di incontro, la dimostrazione che per creare spazi di condivisione bastano semplici pretesti e soprattutto la volontà di farlo. Dare vita a tornei di calcio, promuovere delle feste, organizzare dei dibattiti può rappresentare un modo semplice ed immediato per contrastare la cultura dell’odio creando occasioni in cui poter sperimentare direttamente forme solidali di incontro.
Anche quest’anno la manifestazione arriva in un momento in cui il Mediterraneo è teatro di morte e di intensi conflitti. Continuiamo a veder morire a migliaia i nostri fratelli e le nostre sorelle migranti, che attraverso questo nostro mare cercano di raggiungere la salvezza e la speranza di un futuro migliore, lontani dalla propria terra. E continuiamo a non veder mettere in atto soluzioni efficaci, che vadano oltre i commiati e il cordoglio.
La morte di oltre settecento persone a largo della Libia, avvenuta pochi giorni fa, non è solo una tragedia ma anche, e soprattutto, un evento che ha precise responsabilità politiche che stanno in capo a chi ha fatto passare un altro anno senza mettere in discussione le leggi e gli accordi nazionali e internazionali che determinano l’impossibilità, per i rifugiati, di raggiungere in condizioni di sicurezza l’altra sponda del Mediterraneo, arrivando perfino a cancellare la Missione Mare Nostrum che, coi suoi limiti, rappresentava comunque un presidio a tutela delle vite in pericolo.
Di quanto scarso sia l’interesse per i diritti fondamentali delle persone ne abbiamo avuto prova nelle reazioni alle stragi delle ultime settimane, che hanno visto il nostro Governo rilanciare sulla lotta agli scafisti. Come se bastasse arrestare gli scafisti per fermare quella massa di persone che oggi è in movimento in Africa alla ricerca di condizioni di vita migliori. Non ne arresteremo mai abbastanza, e finché non ci saranno vie d’accesso legali e sicure le organizzazioni che lucrano sulla pelle degli ultimi continueranno ad esistere.
Dunque, oggi più che mai c’è bisogno di ribadire la necessità di un Mediterraneo diverso, fatto innanzitutto di integrazione e di capacità dei popoli di incontrarsi, un Mediterraneo fatto di diritti e non di frontiere, un Mediterraneo in cui prevalga, contro la guerra, l’invito di Vittorio Arrigoni a restare umani. In poche parole, sentiamo sempre più bisogno di un Mediterraneo Antirazzista.