I soldi della droga per i detenuti, il welfare di Cosa Nostra

I soldi della droga per i detenuti | Il welfare di Cosa Nostra

I boss gestiscono i traffici: dall'approvvigionamento alla rete di pusher

PALERMO – Vincenzo Cascio si dava un gran da fare “perché ci accucchiammu i picciuli (raccolto i soldi) a quelli che mancano… per non farci sapere che abbiamo problemi. A loro glieli abbiamo fatti arrivare lo stesso… da sacchetta (dalla tasca)… cinquemila euro al mese… lo capisci che ho un impegno che ogni giorno 4 dobbiamo uscire cinquemila euro… campano però qualche dieci cristiani”.

La nuova gestione

Le parole di Cascio, uno dei quindici arrestati del blitz di ieri, descrivono la nuova gestione degli affari della droga targati Cosa Nostra. I soldi del pizzo non bastano più. Per mantenere le famiglie dei tanti detenuti del mandamento di Pagliarelli i boss della famiglia di Corso Calatafimi avevano avviato la gestione diretta della filiera degli stupefacenti: dall’approvvigionamento della droga alla creazione della rete di spacciatori che battevano la zona compresa fra via Paruta e Piazza Indipendenza.

Il summit

La nuova gestione era stata organizzata da Filippo Annatelli, reggente della famiglia di Corso Calatafimi e in carcere da tempo. Il blitz dei carabinieri del Nucleo investigativo, coordinati dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Dario Scaletta e Federica La Chioma, si è basato sulla capacità di piazzare le microspie nel posto giusto.

“Giuseppe non è all’altezza”

Tra questi, un’agenzia funebre di Corso Calatafimi. Annatelli si sarebbe reso conto che “Giuseppe non ce la fa, non è altezza Giuseppe di gestire queste cose”.

Giuseppe Perfetto sarebbe stato sostituito da Salvatore Mirino, che si propose al capo per il nuovo ruolo non appena scarcerato. Sarebbe stato lui a controllare la rete dei pusher: “Travagghia… punto e basta… non è che loro… non devono avere a che far e con nessuno, lui deve avere a che fare, questo Francesco con me…”. Francesco era il riferimento della rete di pusher.

Il cognato del boss

Mirino avrebbe anche provveduto a mantenere i contatti con il grossista della droga, indicato genericamente come “il cognato di Gregorio”, e che gli investigatori identificano in Gaetano Leto, cognato del capomafia di Porta Nuova Gregorio Di Giovanni, uno dei boss della nuova cupola. L’affare della droga è redditizio per tutti e costituisce l’ossatura del welfare della Cosa Nostra palermitana.


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