Il faro della Marina militare e gli affari dell'imprenditore arrestato

Il faro della Marina militare e gli affari dell’imprenditore arrestato

Da Serradifalco a Firenze, al crac del villaggio turistico: chi è Michele Giambra

FIRENZE – Sulla costa di Portapalo di Capo Passero, nel Siracusano, restano gli scheletri di quello che doveva essere un villaggio turistico. Sono la prova, dice la Procura di Palermo, di un fallimento pilotato. Da ieri si trova in carcere Michele Giambra e ai domiciliari il genero Simone Mazzanti. Sarebbero loro i registi della bancarotta fraudolenta della Capopassero srl dichiarata fallita dal Tribunale di Palermo nel gennaio 2020.

I soldi del ministero della Difesa

Due anni prima, così ricostruiscono i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria, c’è uno strano movimento di soldi. L’8 novembre 2018 la società riceve 4 milioni e 300 mila euro dal Ministero della Difesa. Sono i soldi pagati dallo Stato a Giambra al termine di un contenzioso per l’esproprio del faro di Cozzo Spadaro. Il faro della Marina militare si erge su un terreno che era di proprietà di un’immobiliare dei Giambra.

All’indomani dell’accreditamento i soldi vengono girati sui conti delle figlie di Giambra in due uffici postali di Prato e Firenze. Le procedure fallimentari, però, erano già iniziate. Ecco perché il procuratore aggiunto Annamaria Picozzi e il sostituto Anna Battaglia contestano la bancarotta fraudolenta.

Di Gambra le cronache si occuparono la prima volta a metà degli anni Ottanta. Nato a Serradifalco, in provincia di Caltanissetta 72 anni fa, Giambra ha fatto fortuna in Toscana dove ha dato vita a un reticolo di società immobiliari e imprese edili che ottennero corsie preferenziale, e sospette, di accesso al credito bancario.

Ci fu un’inchiesta, denominata “fidi facili”. Decine di miliardi di vecchie lire furono prestati alla holding Giambra dalla Cassa di Risparmio di Firenze. Come? Si ipotizzò grazie ai buoni auspici di professionisti e politici, alcuni iscritti alla P2 di Licio Gelli. Quel processo finì con l’assoluzione, poi arrivo una condanna per bancarotta e ora il nuovo arresto.


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