Denise Pipitone, Jessica e Anna Corona: il movente crollato

Denise Pipitone, Jessica e Anna Corona: il movente crollato

Una lunga scia di episodi precedettero il rapimento della bambina a Mazara del Vallo

C’è una sentenza definitiva nella storia della scomparsa di Denise Pipitone di cui non si può non tenere conto. Ed è la sentenza con cui Jessica Pulizzi, sorellastra di Denise, è stata assolta dall’accusa di rapimento. Nel corso del processo è stato scandagliato il ruolo della ragazzina, allora diciassettenne, ma anche della madre Anna Corona.

Quest’ultima finì sotto inchiesta, ma la sua posizione fu archiviata. Le inchieste si possono riaprire in qualsiasi momento, come è avvenuto di recente, a differenza delle sentenze passate in giudicato.

Le posizioni di madre e figlia si intrecciano. Nel corso dei processi i giudici hanno valutato tre ipotesi. La prima: Jessica Pulizzi non ha rapito materialmente Denise, ma nel piano da lei stessa ideato, ha affidato il compito a un complice per evitare di essere facilmente notata e riconosciuta dai familiari della bambina. Questa, però, è una ricostruzione mai presa in considerazione dall’accusa.

La seconda ipotesi: Jessica Pulizzi ha agito da sola organizzando e preordinando il delitto nella fase iniziale e affidandosi ad altri per le fasi successive. Ancora una volta i giudici hanno ricordato il rischio concreto che Jessica venisse conosciuta da uno dei componenti della famiglia Pipitone-Maggio che abitavano tutti in zona. Un rischio che rende improbabile la ricostruzione.

Alla fine giudici si sono concentrati su una terza ipotesi: Jessica Pulizzi ha agito in maniera improvvisa e occasionale senza premeditazione; passando casualmente in via La Bruna, ha visto Denise da sola in strada e ha deciso di prelevarla con il proprio scooter e portarla altrove.

Al termine dei processi non si raggiunse la prova della colpevolezza, ma l’accusa aveva ricostruito il movente del rapimento. E cioè i sentimenti di angoscia e rabbia provati dalla ragazza nei confronti del padre, Pietro Pulizzi, che l’aveva estromessa dalla sfera degli affetti dopo la separazione da Anna Corona, proteggendo la sua nuova vita con Piera Maggio. Anche nella ricostruzione del movente la storia di Anna Corona e Jessica, madre e figlia, si intrecciano perché è la vita di entrambe si intreccia con la vita di Piera Maggio.

Anna Corona e Piera Maggio si erano conosciute tramite la sorella di quest’ultima, Giacoma, tra il ’96 e il ’97. A non vedere di buon occhio il legale era il marito di Piera Maggio, Antonino Pipitone, “perché per voce di popolo (i Corona ndr) non sono gente normale”. Pipitone ripeteva spesso alla moglie: “Lasciali stare che ci rovinano la vita perché sono gente che non sono alla nostra altezza”.

Il percorso di vita avrebbe cambiato la sostanza delle cose. Antonino Pipitone e Piera Maggio si sono lasciati, così come Anna Corona e Pietro Pulizzi. Pietro Pulizzi e Piera Maggio hanno avuto una relazione da cui è nata Denise Pipitone e oggi si sono sposati.

Allora, secondo l’accusa, c’erano “sentimenti di rancore vissuti da Anna Corona e quindi subiti da Jessica Pulizzi”. Non si poteva escludere che Anna Corona avesse vissuto i comportamenti di Piera Maggio non solo come causa della sua separazione con il marito, ma anche “come tradimento del sentimento di amicizia che fino a poco tempo prima le teneva unite”. Anna Corona sospettava da tempo che fra il compagno e Piera Maggio ci fosse una relazione. I sospetti cominciarono a diventare certezze quando il marito, a proposito di Piera Maggio, un giorno le disse: “… tu devi sapere che lei rimarrà nella mia vita sempre…”. La stessa Anna Corona mise a verbale una frase tranciante: “… allora io da lì capi che non c’era più niente da dialogare perché l’amore non è che uno elemosina”.

Poi nacque Denise. Jessica lo aveva preso casualmente andando nella clinica dove Piera Maggio era ancora ricoverata. Incontrò un’infermiera la quale, scambiandola per la figlia di Piera Maggio, le fece gli auguri. Dal padre non ebbe mai alcuna conferma della paternità, così come della relazione. “Sei pazza”, le diceva, negando. Una compagna di scuola aveva raccontato a Jessica di avere visto il padre in macchina con una donna. Una volta disse di avere guardato il telefonino del padre. C’era un messaggio. Il mittente scriveva: “Denise ha la febbre”.

Anche Anna Corona rientrava nella ricostruzione dei motivi di risentimento che suffragavano il possibile movente. Una volta si era recata sotto casa di Piera Maggio. Lei stessa ammise l’episodio, ma negò di avere detto “ti scanno”. Lo aveva fatto “semplicemente per avere una sua reazione ai miei cattivi pensieri in modo che lei esce e fosse lei personalmente a dirmi ‘ma che cosa fai qua sotto, ‘ma che vuoi’ cosa che non è successo”.

Anna Corona incontrò casualmente Matteo Marino, ex marito di Giacoma Maggio, a cui fece domande su Denise. Stessa cosa con Antonino Pipitone e Giacoma Maggio. Con quest’ultima si videro al un supermercato. Anna Corona le avrebbe detto di non salutare più le sue figlie. Maggio le rispose: “Anna ma stai diventando veramente cattiva e lei mi disse ‘te lo farò vedere io cos’è la cattiveria’”.

Anche in questo caso Anna Corona ha confermato l’episodio, ma negato le minacce. A Vito Maggio, padre di Piera, Anna Corona, avrebbe detto “so io quello che devo fare”. Addirittura una volta lo convinse a salire in macchina e, mostrandogli la stampa di una fotografia di Denise, “pose l’accento sulla somiglianza tra la bambina e l’ex marito Pietro Pulizzi” e disse “ce la faccio pagare”.

Anche Jessica Pulizzi si è resa protagonista di una serie di episodi. Quando aveva 11-12 anni chiamò al telefono Piera Maggio, dicendole che “come avevano pianto loro, come stavano soffrendo lei faceva soffrire mio figlio Kevin”. Piera Maggio raccontò di essere stata pedinata e appellata con frasi ingiuriose. Nel 2003 ottobre Jessica Pulizzi tagliò le gomme della macchina della mamma di Denise. Un episodio confermato dalla stessa ragazza, la cui rabbia esplosa quando vide il padre che usciva da un negozio di abbigliamento per donna. Così squarciò le quattro gomme con un portachiavi-coltellino. “I soldi per tua figlia (Denise ndr) ce l’hai e per me no”, disse una volta Jessica al padre.
Agli atti del processo c’erano i racconti di Fiorella Marino e Francesca Giglio che riferirono di avere notato Jessica e Anna Corona guardare “la bambina male, come quando tu ce l’hai con qualcuno”.

I racconti dei testimoni, però, a volte sono apparsi incongrui. Come quello di Giacoma Maggio che a proposito dell’incontro al supermercato disse di essersi sorpresa della reazione di Anna Corona: “Io sono rimasta allibita perché non riuscivo a collegare questa parola… se io avessi avuto una questione un litigio con le allora magari avrei potuto capire”. Giacoma Maggio aveva detto di non sapere della relazione fra la sorella e Pietro Pulizzi, né della paternità. Eppure, fecero notare i giudici, fu la prima persona contattata da Piero Pulizzi quando si seppe della scomparsa della bambina. Dunque, sapeva.

Secondo i giudici si trattò comunque di “incontri fortuiti o di rarefatti accadimenti piuttosto che la narrazione di una oggettiva e sistematica condotta vessatoria posta in essere dall’imputata”. Aveva diciassette anni e il tagliò delle gomme non poteva certo denotare “quella capacità criminale e quella potenza emozionale che inevitabilmente costituirebbero il substrato psichico per la realizzazione dell’altro reato”, e cioè il rapimento.

E su Anna Corona? Il suo comportamento era dettato dalla volontà di divulgare il segreto della relazione fra l’ex marito e Piera Maggio. Il suo obiettivo era “generare uno sconquasso nelle fragili fondamenta su cui si ergeva l’assetto familiare dei coniugi Maggio-Pipitone essenzialmente incentrato su un reciproco non detto di cui la mancata divulgazione all’esterno costituiva a sua volta una garanzia di tenuta”.

Ed ecco che “le stesse espressioni minacciose litigiose utilizzate dalla Corona nel corso di diversi incontri potrebbero costituire, piuttosto che il preannuncio di un grande evento, la chiave di decifrazione del comportamento della donna, apparendo già quello da solo idoneo a pregiudicare in termini radicali le scelte di vita dell’ex marito e dell’ex amica. Comportamento che nella visione della Corona poteva costituire già un riequilibrio proporzionato all’ingiustizia di cui si era detenuta vittima”. (CONTINUA)


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