PALERMO – Alle 17:49 del 28 maggio 2020 l’imprenditrice Daniela Pisasale telefona a Vincenzo Bonanno, allora coordinatore tecnico della discarica di Bellolampo. Gli dice di trovarsi a Palermo. “… è che dobbiamo fare”, chiede Bonanno. Cosa devono fare si capisce subito dopo. Bonanno raggiunge la donna nel negozio Louis Vuitton in via libertà Palermo. dove c’è anche il compagno Emanuele Caruso. GUARDA LE FOTO
Finito lo shopping si spostano in un bar in via Gaetano Daita, nei pressi del Polietama. Inizia un pedinamento da parte degli investigatori della Dia. Secondo l’accusa, anche in quel giorno di maggio sarebbe stata pagata una tangente. Un episodio che precede l’arresto del 6 agosto successivo, quando i tre furono bloccati nella zona di Sant’Erasmo con una busta che conteneva 5.000 euro in contanti.
Alle 18:45 Caruso è il primo ad entrare al bar, seguito dalla compagna e da Bonanno. Ordinano un caffè al bancone. Ad un certo punto la donna chiede le chiavi per andare in bagno. Sulla spalla tiene una grande borsa. Un istante dopo Bonanno la segue nella toilette. Quando esce l’uomo stringe con la mano destra qualcosa che prima non aveva: una busta, che poi conserva dentro un sacchetto di plastica.
Secondo il giudice per l’udienza preliminare che ha condannato Pisasale e Caruso per corruzione è verosimile pensare che dentro la busta ci fossero i soldi di una tangente. In quella occasione i tre non furono fermati, cosa che invece accade pochi mesi dopo.
Gli agenti hanno però riscontrato che il 4 giugno Bonanno ha versato 5.000 in contanti sul suo conto corrente. Tra i tre ci sarebbe stato uno stabile patto corruttivo.