E’ iniziata la Camera di consiglio dei giudici della Seconda sezione penale della Cassazione che, entro oggi, decideranno se confermare o meno la condanna a sette anni di reclusione nei confronti dell’ex governatore della Sicilia, Salvatore Cuffaro, attualmente senatore dei Popolari Italia. Cuffaro è accusato – nell’ambito del processo ‘Talpe al Dda’ – di favoreggiamento aggravato a cosa nostra e di violazione di segreto istruttorio. Ieri il sostituto procuratore generale della Cassazione Giovanni Galati aveva chiesto, nella sua requisitoria, di annullare l’aggravante mafiosa che rende pesante la pena per Cuffaro in quanto “non c’é la prova che abbia voluto favorire il sodalizio mafioso”.
Se questa tesi venisse accolta, la Corte d’Appello di Palermo dovrebbe rideterminare al ribasso la condanna inflitta all’ex governatore. Per quanto riguarda gli altri imputati, una decina tra i quali l’ex manager della sanità privata Michele Aiello, ritenuto l’alter ego di Bernardo Provenzano, il pg ha chiesto, in linea di massima, la conferma delle pene limitandosi ad eccepire qualche prescrizione per reati minori.
L’ex presidente della Regione Salvatore Cuffaro sta attendendo la sentenza della Cassazione, che entro oggi deciderà se confermare o meno la condanna a sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra, raccogliendosi in preghiera in una chiesa nei pressi della sua abitazione romana, di fronte al Pantheon. Cuffaro, attuale senatore dei Popolari Italia Domani, è a Roma insieme alla sua famiglia: la moglie, Giacoma Chiarello, e i due figli. L’esponente politico ha già dichiarato di essere “sereno” e di attendere “con rispetto” le decisioni della magistratura. Ieri il sostituto procuratore generale della Cassazione aveva chiesto l’annullamento con rinvio della sentenza di condanna., sostenendo che non c’é la prova che Cuffaro abbia voltuo favorire il sodalizio mafioso”.